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Visualizzazione dei post da 2018

A tutto gas: La recensione di "Speedway"

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Quando si guarda "Speedway", 27° film a soggetto di Elvis è impossibile non farsi tornare alla mente le immagini di "Viva Las Vegas", arrivato nelle sale cinematografiche quattro anni prima. In entrambe le pellicole Elvis non è solo un pilota automobilistico con licenza di cantare, ma è anche innamorato di una bella ragazza pratica delle sette note, che fra duetti e numeri in solitaria si ritaglia un discreto spazio nell'economia della colonna sonora. Comunque, a una commedia di grande successo e ricca di buone canzoni come "Viva Las Vegas" non era stato dedicato il relativo long playing. Probabilmente, la personalità di Ann Margret - che sul set divideva brillantemente la scena con il più noto protagonista - era troppo spiccata per farla ulteriormente risaltare sul vinile dell'attrazione principale, benché quasi tutti i brani fossero appannaggio dello stesso Elvis. Nel 1968, in pieno declino delle fortune hollywoodiane del cantante, una preoccup

Riascolti: "I Really Don't Want to Know"

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"Quante braccia ti hanno stretta e odiato lasciarti andare"... "Quante labbra ti hanno baciato facendo ardere la tua anima"... No, non voglio saperlo, lascia che questo resti il tuo segreto. D'accordo, a volte è preferibile non sapere, ma ho idea che questi pensieri continueranno a tormentare il protagonista di "I Really Don't Want To Know" per lungo tempo. Già, qui si parla ancora una volta d'amore ma in termini decisamente distorti, non è vero? Il personaggio "interpretato" da Elvis - perché lui il vero cinema lo ha fatto con la sua musica - non prova ordinaria gelosia, piuttosto pare volersi lacerare con pensieri che a lungo andare non faranno bene alla relazione. Mi sono chiesto tante volte perché Elvis non abbia proposto "I Really Don't Want To Know" dal vivo nei primi anni '70, sono sicuro che ne avrebbe offerto rese altamente spettacolari. Invece ripescò la bellissima composizione di Don Robertson soltanto

Un mondo diverso: Elvis ai tempi di "Indescribably Blue"

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"Indescribably Blue" è uno dei pezzi più trascurati del repertorio di Elvis, snobbato tanto dai discografici alle prese con la realizzazione dell'ennesimo "Best of love" quanto da una larga fetta di appassionati. In effetti, la canzone si inserisce agevolmente nel ricco filone di love songs interpretate dall'artista nel corso degli anni '60, tuttavia manca di quella linea melodica che si fissa nella testa dell'ascoltatore, di quel ritornello accattivante che ti spinge a cantare sotto la doccia immaginando di essere una star delle sette note. L'arrangiamento pomposo e melodrammatico fa il resto, enfatizzando a dismisura un testo già triste di suo. Nel 1967 la RCA piazzò il brano sul lato A di un singolo, probabilmente più per mancanza d'altro che per meriti effettivi, ma ne ricavò soltanto un deludente 33° posto nella classifica americana. Va detto che l'anno precedente una ballata più forte dal punto di vista melodico - parlo di "L

"Elvis The Legend": La Silver Edition

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Acquistai il mio primo lettore cd all'inizio dell'estate del 1987 e quel giorno, senza che me ne rendessi conto, iniziai a mettere da parte l'amato vinile (certo non dal punto di vista collezionistico), per entrare nel mondo del digitale. Il primo dischetto di Elvis arrivò però soltanto l'anno seguente, quando comprai "Elvis Is Back". Il motivo di questo ritardo è presto spiegato: a dispetto della mia giovane età, di album del Re ne avevo già un centinaio, quindi preferii concentrarmi su altri artisti che mi piacevano. Mentre io cominciavo a prendere confidenza con il nuovo dispensatore di suoni, pagando a caro prezzo (25000 lire) ogni nuova incursione nei negozi di dischi, nel mondo giravano già una settantina di cd elvisiani. La produzione relativa al nuovo formato era iniziata nel 1984, precisamente in Germania, con l'emissione di "Elvis The Legend", set di tre dischi in jewel case del quale furono distribuite soltanto 5000 copie numerate. O

Breve guida alla serie "Original Album Classics" (2008 - 2012)

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Nata alcuni anni fa, la serie "Original Album Classics" proponeva agli acquirenti dei pratici e super economici cofanetti contenenti diversi album della discografia originale di molti artisti della scuderia Sony. L'intento era ovviamente quello di muovere le stagnanti acque del mercato discografico e di contrastare il fiorire di una miriade di pubblicazioni non ufficiali, che offrivano materiale ormai libero da diritti d'autore a prezzi irrisori. Nel caso di Elvis, tra il 2008 e il 2012 arrivarono nei negozi cinque OAC. Eccoli nel dettaglio. ORIGINAL ALBUM CLASSICS 1 (2008) Ottimo box, che racchiude i primi tre LP di Elvis unitamente a "Elvis Is Back" e "G.I. Blues". Per qualche strana ragione i dischetti non sono inseriti in ordine cronologico e il set è inaugurato da "Elvis", il secondo album del cantante. Forse a qualcuno risulterò pesante, ma perché pubblicare due cd conformi agli album originali e i restanti in edizione ampliat

Cartoline dal Lunarkand: La recensione di "Harum Scarum"

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Per quanto si voglia criticare la produzione discografica legata alla parentesi hollywoodiana di Elvis, non si può negare che molti long playing generati da quella lunga e quasi mai positiva esperienza fossero squisitamente a tema. Questi dischi rispecchiavano il soggetto e la sceneggiatura della pellicola tanto nella veste grafica quanto nella musica che contenevano, realizzata con approccio e strumentazione adeguati allo scopo da raggiungere. Inciso nel febbraio del 1965 e pubblicato alla fine dello stesso anno, l'album "Harum Scarum" non sfuggì alla regola e anzi ne rappresentò l'esempio più radicale, allontanandosi irrimediabilmente dal mondo del rock laddove con il precedente "Girl Happy" - arrivato sul mercato qualche mese prima - si fosse tentato un modesto e malriuscito contatto con la nuova cultura musicale, in grande fermento creativo. Date le sue spiccate peculiarità, "Harum Scarum" corse quindi il rischio di risultare poco vendibile e

Natale con Elvis Presley, Andy Williams, Perry Como e tanti altri

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Vi presento questo triplo cd natalizio in linea economica, emesso nel 2012, perché l'intestatario del blog è presente con diversi brani tratti dal glorioso "Elvis' Christmas Album" del 1957: "Silent Night", "Blue Christmas", "O Little Town Of Bethlehem", "I'll Be Home For Christmas" e "Santa Bring My Baby Back (To Me)". Per il resto, a farla da padrone è Andy Williams con ben nove pezzi, seguito da Perry Como (6), il già citato Elvis (5) e così via. "The Real... Christmas" offre due ore di splendida musica strettamente correlata al Natale a un prezzo di vendita talmente basso da risultare simbolico, se è vero che all'epoca lo pagai 5,99 euro. Una compilazione che consiglio a chi ama il repertorio natalizio dei grandi nomi della musica e naturalmente ai completisti di Elvis. Quelli più incalliti. The Real... Christmas [Sony Music 88725413482] EU 2012 CD 1 Andy Williams - Have Yoursel

Elvis canta le canzoni di Natale

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Tra il 5 e il 7 settembre del 1957, di ritorno ai Radio Recorders di Hollywood, Elvis incise otto dei dodici brani che sarebbero confluiti nel celebre "Elvis' Christmas Album". Il long play venne poi completato grazie all'inserimento delle quattro canzoni di "Peace In The Valley", uno splendido EP a tema religioso pubblicato nella primavera di quello stesso 1957. "Elvis Sings Christmas Songs", il primo dei due extended play generati dall'album (l'altro è "Christmas With Elvis", emesso nel 1958), mutuò la grafica dal "fratello maggiore", e finì sul mercato discografico in ottobre. Con la realizzazione del progetto correlato alle festività, Elvis aggiunse un ulteriore tassello al suo già ampio repertorio: in poco più di tre anni di carriera aveva esplorato una grande varietà di generi musicali, rivelandosi artista straordinariamente versatile e talentuoso. A dispetto delle assurde rimostranze di Irving Berlin, l'a

"Merry Christmas" con Elvis Presley

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Il repertorio natalizio di Elvis è piuttosto esiguo, lo sappiamo bene. Nel settembre del 1957 il cantante incise le otto canzoni destinate al celebre "Elvis' Christmas Album", poi completato con i quattro pezzi - non propriamente a tema - provenienti dall'ep religioso "Peace In The Valley". Circa nove anni più tardi, precisamente il 10 giugno del 1966, Elvis registrò "If Every Day Was Like Christmas", pubblicata a 45 giri sul finire dello stesso anno. Infine - siamo nella primavera del 1971 - realizzò "Elvis Sings The Wonderful World of Christmas", il suo secondo e ultimo album dedicato alle festività. Si tratta di un disco senz'altro meno brillante del precedente long play della serie, ma ugualmente ricco di materiale ad alto tasso natalizio. Nel corso degli anni questo mini serbatoio ha comunque generato un numero impressionante di compilazioni, che continuano a vendere ancora oggi. Naturalmente non starò ad elencarle tutte, per

La recensione dell'Elvis' Christmas Album (Camden Edition)

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Natale è alle porte e come ogni anno cercherò di rivivere, inutilmente, delle sensazioni ormai perse nel tempo. Pazienza. Comunque in quei giorni la colonna sonora sarà, come sempre, di altissimo livello. A questo proposito vi propongo la mia recensione del "Christmas Album" della Camden. Con questa emissione del catalogo Camden, in vendita sul finire del 1970, si riduce al minimo indispensabile l'interessante operazione di recupero di canzoni - tratte in prevalenza dai film - che non avevano ancora trovato spazio sui long playing di Elvis Presley. L'album nasce infatti con il preciso intento di rinfrescare il pur esiguo repertorio natalizio del cantante, cercando di assicurarsi la stagionale fetta di mercato relativa a questo genere con un "Elvis' Christmas Album" sostanzialmente diverso da quello emesso nel 1957. In questo senso, il progetto conserva il medesimo titolo ma si differenzia sensibilmente nell'art work, che è completamente rinnovato

Ascoltando "Road to Nowhere" all'alba

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Suppongo che a qualcuno possa sembrare strano svegliarsi all'alba, prepararsi il caffè e mettersi ad ascoltare un concerto di Elvis in cuffia. Non un "soundboard", dettaglio non trascurabile, bensì una "audience recording" acquistata diversi mesi fa. Ad ogni modo, è esattamente quanto ho fatto questa mattina, e quando mi sono voltato, a cd fermo, ho realizzato che alle mie spalle si era ormai fatto giorno. Il disco in questione è "Road To Nowhere" della E.P. Collector, contenente la registrazione dello spettacolo che Elvis tenne alla Freedom Hall di Louisville, Kentucky, il 21 maggio del 1977. Si tratta del secondo concerto facente parte di un tour che inaugurato a Knoxville il giorno precedente, si sarebbe concluso il successivo 2 giugno a Mobile. Di questo ennesimo giro attraverso gli Stati Uniti d'America fa parte anche la tappa a Baltimore (29 maggio), problematica a dir poco. In quell'occasione, infatti, Elvis abbandonò il palco per circ

Elvis: Gli album del 1974

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All'inizio del 1974, mentre Elvis si apprestava ad onorare un fittissimo programma di concerti che lo avrebbe tenuto frequentemente lontano da casa, alla RCA si lavorava alacremente per mantenere la sua discografia costantemente aggiornata... Da parte sua, il Re non si risparmiò, girando in lungo e in largo gli Stati Uniti con tour di straordinaria risonanza, senza peraltro rinunciare ai periodici ingaggi a Las Vegas e Lake Tahoe, più brevi che in passato. Ma vediamo come i discografici supportarono i suoi sforzi. Decisamente lusinghieri i risultati raggiunti dai tre 45 giri emessi: dopo il tiepido riscontro ottenuto con "I've Got A Thing About You Baby" (#39) - che avrebbe meritato decisamente di più - Elvis sarebbe tornato agevolmente nella Top 20 con "If You Talk In Your Sleep" (#20) e "Promised Land" (#14). Singoli di buon successo e sold out ovunque: una buona annata, a quanto pare, foriera di possibili spunti da sviluppare in prospettiv

Sotto la pioggia del Kentucky

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Non so perché stai fuggendo, Da cosa o verso cosa tu stia fuggendo, Tutto quel che so è che voglio riportarti a casa... "Kentucky Rain" è il quarto singolo fuoriuscito dalle fantastiche sessions all'American Sound Studio di Memphis del gennaio / febbraio 1969, e pur non ottenendo un successo commerciale paragonabile a quello di "In The Ghetto" (#3), "Suspicious Minds" (#1) e "Don't Cry Daddy" (#6), si piazzò ugualmente bene nella Top 20 statunitense, raggiungendo la sedicesima posizione. La bella composizione di Eddie Rabbitt e Dick Heard narra di un uomo alla disperata ricerca della sua compagna sotto l'incessante pioggia del Kentucky ed è valorizzata da un Elvis completamente calato nella parte. Puntellato dalla linea del basso e sorretto dalla sezione fiati e dal coro, il cantante alterna quindi momenti di preoccupata quiete ad improvvise esplosioni di determinazione, portando a termine una delle migliori prove del suo repert

A proposito di Marte

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Questo rarissimo scatto, saltato fuori come per incanto dall'archivio di un noto collezionista americano, ci mostra Elvis mentre cammina - apparentemente pensieroso - sul suolo di Marte. La foto risale al 1956 ed è antica testimone della mossa più azzardata mai tentata dal Colonnello Parker, che dopo aver fatto conquistare la Terra al suo assistito pensò di giocarsi la carta marziana. Sfortunatamente, la missione si risolse in una disfatta senza precedenti, tale da far sembrare la parzialmente deludente esperienza al New Frontier di Las Vegas un autentico trionfo: il pianeta rosso si rivelò infatti un immenso deserto, del tutto privo dei canali ipotizzati da Schiaparelli nel XIX secolo e successivamente avallati con convinzione da Percival Lowell. L'immagine che ho postato, ritrae dunque Elvis mentre sta facendo ritorno all'astronave, parcheggiata a un centinaio di metri di distanza. Non è dato sapere cosa gli passasse per la mente in quei momenti, ma come ho già detto la

Il cammello parlante

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Al termine delle velocissime riprese di "Harum Scarum", suo diciannovesimo film a soggetto, Elvis regalò al regista Gene Nelson una foto con la seguente dedica: "un giorno faremo qualcosa di buono". Con questo gesto calò il sipario su un progetto cinematografico talmente brutto da far sembrare spettacolari molte delle precedenti pellicole girate dal cantante, che notoriamente non erano capolavori. In effetti, la sciagurata idea di mettere in piedi una storia ambientata nell'immaginario Lunarkand generò scene che è gentile definire ridicole (vedi ad esempio quella accompagnata dal brano "Hey Little Girl"), un set allestito con una manciata di dollari e una colonna sonora a tratti inascoltabile. L'unico aspetto positivo di questo film di serie C è dato dall'aspetto del protagonista, decisamente affascinante nei panni di un redivivo Rodolfo Valentino. Davvero non c'è altro, se non il tenero, disperato tentativo di trasformare una sceneggiatu

A proposito dell'album "Elvis as Recorded at Madison Square Garden"

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Comprai "Elvis As Recorded At Madison Square Garden" nel 1989, quindi relativamente tardi rispetto a tanti altri album della discografia base di Elvis. Non saprei spiegare i motivi di tale ritardo, semplicemente andò così ma mi rifeci del tempo perduto facendolo girare sul piatto parecchie settimane di fila. A tutt'oggi è uno dei dischi del mio artista preferito che ho ascoltato di più. Come sappiamo, l'album contiene la registrazione del terzo dei quattro concerti che Elvis tenne al MSG nella tarda primavera del 1972, precisamente quello serale del 10 giugno. La RCA lanciò il 33 giri sul mercato pochi giorni dopo l'evento, infilando l'intero spettacolo sui due lati di un vinile senza badare minimamente alla qualità del suono, che manco a dirlo si rivelò mediocre. Poco male, tutto sommato, perché parlando di sound non all'altezza della situazione "Elvis As Recorded At Madison Square Garden" non è esattamente "Harum Scarum", in quanto

Quando Elvis conquistò il Madison Square Garden

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Elvis Presley conquistò il Madison Square Garden di New York quarantasei anni fa (9-11 giugno 1972), con una serie di quattro concerti che non è esagerato definire memorabili. Fu un trionfo sotto tutti i punti di vista: gli ottantamila biglietti disponibili evaporarono come neve al sole e il cantante salì sul palco al meglio delle sue possibilità, soggiogando tanto gli spettatori quanto i rappresentanti della carta stampata. Tali furono la dimostrazione di forza e lo sfoggio di classe cristallina, che Elvis diede effettivamente l'impressione di non appartenere al genere umano, di essere arrivato direttamente da un altro pianeta. Il Re lasciò di se un ricordo indelebile, non soltanto a quanti ebbero la fortuna di vederlo in azione, ma anche a chi apprese delle sue gesta per mezzo di giornali, dischi e, infine, libri. A seguire, le scalette dei concerti e qualche considerazione in ordine sparso, tanto per ricordare anche su questo blog quegli indimenticabili giorni nella Grande Mel