Post

Visualizzazione dei post da novembre, 2018

Elvis: Gli album del 1974

Immagine
All'inizio del 1974, mentre Elvis si apprestava ad onorare un fittissimo programma di concerti che lo avrebbe tenuto frequentemente lontano da casa, alla RCA si lavorava alacremente per mantenere la sua discografia costantemente aggiornata... Da parte sua, il Re non si risparmiò, girando in lungo e in largo gli Stati Uniti con tour di straordinaria risonanza, senza peraltro rinunciare ai periodici ingaggi a Las Vegas e Lake Tahoe, più brevi che in passato. Ma vediamo come i discografici supportarono i suoi sforzi. Decisamente lusinghieri i risultati raggiunti dai tre 45 giri emessi: dopo il tiepido riscontro ottenuto con "I've Got A Thing About You Baby" (#39) - che avrebbe meritato decisamente di più - Elvis sarebbe tornato agevolmente nella Top 20 con "If You Talk In Your Sleep" (#20) e "Promised Land" (#14). Singoli di buon successo e sold out ovunque: una buona annata, a quanto pare, foriera di possibili spunti da sviluppare in prospettiv

Sotto la pioggia del Kentucky

Immagine
Non so perché stai fuggendo, Da cosa o verso cosa tu stia fuggendo, Tutto quel che so è che voglio riportarti a casa... "Kentucky Rain" è il quarto singolo fuoriuscito dalle fantastiche sessions all'American Sound Studio di Memphis del gennaio / febbraio 1969, e pur non ottenendo un successo commerciale paragonabile a quello di "In The Ghetto" (#3), "Suspicious Minds" (#1) e "Don't Cry Daddy" (#6), si piazzò ugualmente bene nella Top 20 statunitense, raggiungendo la sedicesima posizione. La bella composizione di Eddie Rabbitt e Dick Heard narra di un uomo alla disperata ricerca della sua compagna sotto l'incessante pioggia del Kentucky ed è valorizzata da un Elvis completamente calato nella parte. Puntellato dalla linea del basso e sorretto dalla sezione fiati e dal coro, il cantante alterna quindi momenti di preoccupata quiete ad improvvise esplosioni di determinazione, portando a termine una delle migliori prove del suo repert

A proposito di Marte

Immagine
Questo rarissimo scatto, saltato fuori come per incanto dall'archivio di un noto collezionista americano, ci mostra Elvis mentre cammina - apparentemente pensieroso - sul suolo di Marte. La foto risale al 1956 ed è antica testimone della mossa più azzardata mai tentata dal Colonnello Parker, che dopo aver fatto conquistare la Terra al suo assistito pensò di giocarsi la carta marziana. Sfortunatamente, la missione si risolse in una disfatta senza precedenti, tale da far sembrare la parzialmente deludente esperienza al New Frontier di Las Vegas un autentico trionfo: il pianeta rosso si rivelò infatti un immenso deserto, del tutto privo dei canali ipotizzati da Schiaparelli nel XIX secolo e successivamente avallati con convinzione da Percival Lowell. L'immagine che ho postato, ritrae dunque Elvis mentre sta facendo ritorno all'astronave, parcheggiata a un centinaio di metri di distanza. Non è dato sapere cosa gli passasse per la mente in quei momenti, ma come ho già detto la

Il cammello parlante

Immagine
Al termine delle velocissime riprese di "Harum Scarum", suo diciannovesimo film a soggetto, Elvis regalò al regista Gene Nelson una foto con la seguente dedica: "un giorno faremo qualcosa di buono". Con questo gesto calò il sipario su un progetto cinematografico talmente brutto da far sembrare spettacolari molte delle precedenti pellicole girate dal cantante, che notoriamente non erano capolavori. In effetti, la sciagurata idea di mettere in piedi una storia ambientata nell'immaginario Lunarkand generò scene che è gentile definire ridicole (vedi ad esempio quella accompagnata dal brano "Hey Little Girl"), un set allestito con una manciata di dollari e una colonna sonora a tratti inascoltabile. L'unico aspetto positivo di questo film di serie C è dato dall'aspetto del protagonista, decisamente affascinante nei panni di un redivivo Rodolfo Valentino. Davvero non c'è altro, se non il tenero, disperato tentativo di trasformare una sceneggiatu

A proposito dell'album "Elvis as Recorded at Madison Square Garden"

Immagine
Comprai "Elvis As Recorded At Madison Square Garden" nel 1989, quindi relativamente tardi rispetto a tanti altri album della discografia base di Elvis. Non saprei spiegare i motivi di tale ritardo, semplicemente andò così ma mi rifeci del tempo perduto facendolo girare sul piatto parecchie settimane di fila. A tutt'oggi è uno dei dischi del mio artista preferito che ho ascoltato di più. Come sappiamo, l'album contiene la registrazione del terzo dei quattro concerti che Elvis tenne al MSG nella tarda primavera del 1972, precisamente quello serale del 10 giugno. La RCA lanciò il 33 giri sul mercato pochi giorni dopo l'evento, infilando l'intero spettacolo sui due lati di un vinile senza badare minimamente alla qualità del suono, che manco a dirlo si rivelò mediocre. Poco male, tutto sommato, perché parlando di sound non all'altezza della situazione "Elvis As Recorded At Madison Square Garden" non è esattamente "Harum Scarum", in quanto

Quando Elvis conquistò il Madison Square Garden

Immagine
Elvis Presley conquistò il Madison Square Garden di New York quarantasei anni fa (9-11 giugno 1972), con una serie di quattro concerti che non è esagerato definire memorabili. Fu un trionfo sotto tutti i punti di vista: gli ottantamila biglietti disponibili evaporarono come neve al sole e il cantante salì sul palco al meglio delle sue possibilità, soggiogando tanto gli spettatori quanto i rappresentanti della carta stampata. Tali furono la dimostrazione di forza e lo sfoggio di classe cristallina, che Elvis diede effettivamente l'impressione di non appartenere al genere umano, di essere arrivato direttamente da un altro pianeta. Il Re lasciò di se un ricordo indelebile, non soltanto a quanti ebbero la fortuna di vederlo in azione, ma anche a chi apprese delle sue gesta per mezzo di giornali, dischi e, infine, libri. A seguire, le scalette dei concerti e qualche considerazione in ordine sparso, tanto per ricordare anche su questo blog quegli indimenticabili giorni nella Grande Mel

A proposito di "From Elvis in Memphis"

Immagine
Trovo la copertina di "From Elvis In Memphis" (1969) realmente bella, ma ritengo quella italiana stupenda nella sua essenzialità. Questione di gusti, naturalmente, perché quella ufficiale è sicuramente più appariscente. Comunque, non la pensavo così da ragazzino, quando aspettai a farmi comprare il 33 giri in questione proprio a causa della sua cover, che mi sembrava troppo scarna rispetto a quella degli altri album di Elvis in circolazione. Mi decisi a 1978 inoltrato, e ricordo che tornammo a casa, mettemmo il vinile sul piatto del nostro rudimentale giradischi e le note di "Wearin' That Loved On Look" si diffusero rapidamente nella stanza. Dopo circa un minuto, però, io, mia madre e mia sorella ci guardammo in faccia piuttosto perplessi. Come in tante altre occasioni, ci pensò proprio mia sorella a rompere il ghiaccio: "questa canzone non mi piace per niente". Le fece eco mia madre: "neanche a me". Io avrei evitato volentieri di esprimerm

Dischi e ricordi

Immagine
La passione, la conoscenza non si misurano con il numero di dischi che si hanno in casa. Potrebbe suonare strano detto da me, eppure non mi sono mai sentito un appassionato migliore di altri. Perché avrei dovuto, poi? Tutto quello che ho fatto in quarant'anni è stato ascoltare Elvis e cercare di assimilare la sua arte nel miglior modo possibile. Per stare bene, per provare a dare alla mia vita la migliore colonna sonora mai realizzata. Non saprei spiegare perché ho accumulato dischi, suppongo che tanta meccanicità sia assimilabile alla conservazione di foto della persona amata. Ogni tanto le osservi e dici "quanto è bella, la amo". Adesso mi capita di guardare le file dei miei vinili e pensare che quindici diverse edizioni di "Blue Hawaii", o diciotto di "Elvis Golden Records" non servono a nulla, sono fini a se stesse. In realtà le ho messe una accanto all'altra nel tentativo di fermare il tempo, nella speranza di fissare per sempre un'epoca

In direzione di un luogo lontano e indefinito: La recensione di "He Walks Beside Me"

Immagine
La prima antologia postuma di Elvis Presley arrivò all'inizio del 1978 e rese nota agli appassionati una partenza insolitamente in sordina, nonché una strategia poco incisiva da parte della RCA, che pure disponeva di uno straordinario catalogo di canzoni, moltissime delle quali elevate da tempo al rango di super classici. Alla luce di quanto pubblicato, verrebbe in effetti da pensare che "He Walks Beside Me" fu soltanto un doveroso omaggio all'artista che tanto aveva dato in termini di vendite e prestigio, confezionato, una volta tanto, senza badare troppo ai risvolti commerciali dell'operazione. Può darsi, ma questo nobile gesto, del quale mi permetto di dubitare, generò un disco privo di reale impatto, dato alle stampe proprio quando sarebbe stato opportuno, sull'onda emotiva generata dalla scomparsa di Elvis, lanciare sul mercato il più classico dei "greatest hits". Pubblicizzata adeguatamente, tale raccolta sarebbe probabilmente salita sul grad