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Visualizzazione dei post da marzo, 2019

Elvis e il Roustabout australiano

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Suppongo di essere un collezionista atipico, perché in tanti anni di onorato servizio non ho mai dato la caccia a un disco. In genere aspetto senza alcuna fretta che un pezzo mi capiti a tiro e questo può voler dire lunghi tempi d'attesa. Una strategia tutt'altro che esemplare esemplificata alla perfezione dal "Roustabout" australiano (1988) presentato in questo articolo, che aggiunsi alla mia collezione a circa venti anni di distanza dalla sua emissione. Quando cominciarono ad arrivare i primi cd di Elvis, mi sarebbe piaciuto veder riproposta nel nuovo formato tutta la discografia base del mio cantante preferito, senza eccezioni e prescindendo dal valore effettivo di alcuni suoi album. Questo, naturalmente, per amor di completezza. All'epoca, però, la BMG snobbava alla grande la maggior parte delle colonne sonore incise da Elvis. Tra il 1985 e il 1988, in Giappone, Germania e Stati Uniti furono realizzate le edizioni in compact disc di "Blue Hawaii"

Elvis e il fiume in Germania

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Elvis registrò "Blue River" il 27 maggio del 1963, al termine di una serie di sessions a Nashville che fruttò numerosi master. A quel punto i piani della RCA prevedevano la pubblicazione di un nuovo album slegato dal contesto cinematografico del cantante, ma non se ne fece nulla e sul mercato finì invece la compilazione "Elvis' Golden Records, Volume 3". Il repentino cambio di programma ebbe un effetto catastrofico su buona parte delle canzoni incise a Nashville, che nei cinque anni successivi sarebbero finite sui lati meno prestigiosi di diversi singoli e in quei long play contenenti le colonne sonore dei film di Elvis che necessitavano di riempitivi. Un vero peccato, perché il successore di "Elvis Is Back!" (1960), "Something For Everybody" (1961) e "Pot Luck" (1962) si sarebbe rivelato un ottimo 33 giri, al suo interno gli appassionati avrebbero trovato diverse composizioni di livello e un artista vocalmente al top. Ma tornia

Camminando nella tempesta: La recensione di "You'll Never Walk Alone"

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Nella riedizione dell'album natalizio pubblicata su etichetta Camden nel 1970 non aveva trovato posto il contenuto dell'extended play "Peace In The Valley", comprensivo di quattro brani che nel 1957 avevano costituito un terzo del glorioso "Elvis' Christmas Album" originale. Un taglio inevitabile che aveva consentito di fare spazio a due canzoni non ancora inserite in un long playing: la perfettamente in tema "If Every Day Was Like Christmas" - già singolo nel 1966 - e la malinconica "Mama Liked The Roses", b-side della ben più nota "The Wonder Of You". Portando a termine questo progetto la Rca aveva preparato il terreno per una successiva, speculare operazione discografica in linea economica, stavolta focalizzata sul materiale religioso inciso dal cantante. Pubblicato nel marzo del 1971, "You'll Never Walk Alone" raccoglie quindi le canzoni del già citato extended play, unitamente ad altri momenti ispirati

Gli album di Elvis Presley nella Top 20 americana (1956 / 77)

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In un precedente post, potete leggerlo qui , ho parlato dei ventiquattro album di Elvis Presley che raggiunsero la Top 10 negli Stati Uniti tra il 1956 e il 1977. Stavolta, relativamente allo stesso periodo vado a presentare quelli compresi tra l'undicesimo e il ventesimo posto. Come nel caso della Top 10 mancano all'appello diversi dischi di valore, che all'epoca della loro uscita avrebbero meritato maggiore fortuna in classifica, ma ormai è tardi per rimediare. Una cosa però è certa, con l'aggiunta di questi undici album Elvis porta a quota trentacinque il totale dei 33 giri che riuscì a far entrare nella Top 20 di Billboard: un risultato impressionante. ( 11° ) - Elvis as Recorded at Madison Square Garden (1972) Tre giorni di trionfi a New York generarono un ritorno pubblicitario importante anche per un artista del calibro di Elvis Presley. Fermamente intenzionata a cavalcare l'onda, la RCA pubblicò "Elvis as Recorded at Madison Square Garden" (tr

Elvis, l'omino del sonno e papà grandi scarponi

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Come noi appassionati sappiamo bene, in seguito alla scomparsa di Elvis la RCA continuò a pubblicare album con immutata regolarità, come se nulla fosse cambiato. Sul finire di quel fatidico 1977 fu prevedibilmente dato alle stampe il doppio "Elvis In Concert", colonna sonora dell'omonimo Special televisivo che immortalava il cantante durante il suo ultimo tour. Non sorprese il positivo riscontro commerciale del disco, spinto in alto sull'onda emotiva generata dal triste evento. A partire dall'anno successivo la casa discografica scelse però di alimentare il mercato con una certa cautela, dando l'impressione di non aver pianificato alcuna strategia. Tanto per cominciare, nel 1978 sarebbe stato lecito aspettarsi un "greatest hits" comprensivo dei grandi classici che il re del rock aveva portato in vetta alle classifiche durante la sua irripetibile carriera. Se pubblicizzato a dovere, tale disco non avrebbe faticato a raggiungere la Top 10. Nei negozi

11 maggio 1974: Elvis a Los Angeles

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All'inizio degli anni '90, il fiume delle emissioni non ufficiali di Elvis Presley iniziò ad ingrossarsi. A quei tempi l'uscita di un nuovo bootleg del Re rappresentava un vero e proprio evento per gli appassionati, ma era davvero difficile star dietro a tutto. Personalmente non potevo permettermi acquisti a getto continuo, così in attesa di tempi migliori cercavo di compensare leggendo e rileggendo le recensioni di quei dischi pubblicate su APDE, la fanzine del club di Sebastiano Cecere. Credo di averle consumate quelle pagine... Cercavo di percepire la magica atmosfera di un concerto di Elvis e devo dire che ci riuscivo anche bene, grazie alla bravura di chi scriveva gli articoli. Come ho detto, le mie risorse economiche dell'epoca non mi consentivano di comprare molti dischi, così dovevo necessariamente operare una scelta. Di lì a poco sarebbero arrivati anche i "soundboard", complicando ulteriormente le cose, ma questa è un'altra storia. Tornando a

Come sprecare una canzone di successo: La recensione di "Burning Love and Hits From His Movies, Volume 2"

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Tra la fine del 1970 e l'estate del 1972, la RCA era andata insistentemente alla ricerca di un singolo che riportasse Elvis nelle zone alte delle classifiche. In effetti, nessuno dei 45 giri pubblicati in quel periodo era riuscito a lasciare tracce rilevanti, che si trattasse della sofisticata e innovativa "I'm Leavin'", della filosofica "Life" o della patriottica "An American Trilogy". Colpa di un mercato saturo di proposte presleiane e di scelte non sempre oculate, fatto sta che ad album come "Love Letters From Elvis" e "Elvis Now" era inopinatamente mancata la necessaria spinta promozionale. Alla luce di queste considerazioni, risulta quindi curioso constatare che quando la casa discografica fu finalmente in condizione di invertire la tendenza negativa, dimostrò di non saper gestire la situazione e, dato ancor più preoccupante, di non riuscire ad emanciparsi in nessun modo dall'ingombrante presenza del Colonnello Pa

"T-R-O-U-B-L-E" in bianco: L'inspiegabile insuccesso di un grande singolo

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Mi si perdoni il titolo del post. Inizialmente avevo pensato che fosse un modo simpatico per presentare questo 45 giri italiano nella sua versione promozionale, caratterizzata, appunto, dal candido colore dell'etichetta. Poi però mi è balzato agli occhi il doppio senso, visto che "T-R-O-U-B-L-E" in bianco, come si usa dire, ci andò davvero, rivelandosi un vero insuccesso commerciale. Tanto per fare un esempio, limitatamente ai due mercati discografici più prestigiosi, il singolo di lancio dell'album "Today" (1975) non andò oltre il 35° posto negli USA e il 41° in Gran Bretagna. Inutile dire che in Italia "T-R-O-U-B-L-E" fallì anche l'entrata in classifica. C'è da dire che in quel particolare periodo della sua carriera Elvis non stava vendendo molti dischi. L'ultimo grande successo a 33 giri era stato il doppio live "Aloha From Hawaii, Via Satellite", risalente all'inizio del 1973, e i più recenti album in studio si erano

Elvis, le Hawaii e la Germania

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Dal punto di vista musicale, l'Elvis di "Blue Hawaii" volge inopinatamente lo sguardo indietro. Non ai suoi trascorsi di rocker, giova sottolinearlo, ma in direzione di lidi sonori assai più lontani. In effetti, questo extended play tedesco emesso all'inizio del 1962 contiene quattro pezzi tratti dalla ricchissima colonna sonora del film ed evidenzia il tuffo nel passato compiuto da Elvis, ormai trasformatosi in un cantante adatto a tutta la famiglia. Con suo grande piacere, probabilmente. "No More" è una rielaborazione de "La paloma", il noto brano composto da Sebastian de Iradier a metà dell'ottocento, "Blue Hawaii" era già stata interpretata da Bing Crosby nel film "Waikiki Wedding" del 1937, mentre "Almost Always True" è basata sulla melodia di "Alouette", canzone popolare francese del XIX secolo. Non potendo vantare gli illustri trascorsi delle sue compagne di viaggio, "Moonlight Swim" ci

Parlando dei bei tempi: La recensione di "Good Times"

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A meno che non si vogliano attribuire colpe specifiche alla copertina del disco, che è insolitamente cupa, non è difficile individuare le cause dell'insuccesso di "Good Times". L'album arriva nei negozi nel marzo del 1974, in concomitanza con un lungo tour che impegna Elvis per tre settimane, ma nessuna delle nuove canzoni viene inserita nelle scalette dei concerti. Di conseguenza, il singolo di lancio "I've Got A Think About You Baby / Take Good Care Of Her" perde l'indispensabile spinta promozionale, mentre un brano forte dal punto di vista melodico come "My Boy", già highlight durante la più recente stagione a Las Vegas (dunque prima della sua effettiva incisione) resta confinato al vinile. Le probabilità di successo del nuovo lavoro in studio tramontano definitivamente a causa delle discutibili mosse della RCA, che pubblica "Good Times" a metà strada tra l'ambiziosa antologia "A Legendary Performer - Elvis, Volume 1

Elvis e il disco con la villa

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"Elvis Recorded Live on Stage in Memphis" fu il mio undicesimo album di Elvis Presley, acquistato all'inizio del 1978. Mi era capitato di vederlo in mezzo agli altri dischi del Re tante volte, ma quando avevo la possibilità di farmi comprare un 33 giri davo sempre la precedenza a quelli con una bella foto del mio idolo in copertina. Tra l'altro non sapevo nulla della celebre abitazione di Elvis, quindi per me quello continuava ad essere "il disco con una villa". Quando decisi di aggiungerlo alla mia collezione, scoprii che si trattava di un "Live", oltretutto ricco di canzoni in comune con "Elvis in Concert", che mi era stato regalato qualche settimana prima, a Natale. Fu una piccola delusione, perché all'epoca ragionavo in termini di canzoni e cercavo di evitare in tutti i modi i doppioni. Avevo undici anni, per me i brani di Elvis erano come bellissime figurine da aggiungere al grande album che avevo in mente e che desideravo comp

Houston '74: Elvis senza orchestra

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Una domanda: nel corso dei suoi frequenti tour degli anni '70, che lo portarono ad esibirsi in tante città americane, Elvis avrebbe potuto fare a meno dell'orchestra che si portava dietro? Nel 2012 la risposta a questa affascinante domanda ci venne fornita da "The 8th Wonder of the World" della Venus, un cd che proponeva il primo dei due concerti che si tennero nel gigantesco Astrodome di Houston il 3 marzo 1974. Il cantante, ce lo ricorda lui stesso durante lo spettacolo, era inserito nel programma dell'annuale "Houston Livestock Show and Rodeo" in qualità di "evento numero 8" ( "good evening ladies and gentlemen, I'm event number 8" ) e naturalmente rappresentò il momento clou della manifestazione. Elvis si esibì davanti a 43.974 spettatori (la sera furono 44.175), così questa tappa può essere certamente ricordata come uno dei tanti trionfi legati al primo tour del 1974, lungo ben tre settimane e comprensivo di venticinque sho

Ti senti sola stasera? L'Elvis melodico alla massima potenza

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"Are You Lonesome Tonight?" è una delle più note e amate love song del repertorio di Elvis, stra conosciuta tanto dagli appassionati quanto dagli ascoltatori occasionali. Incisa il 4 aprile del 1960 ed emessa su singolo verso la fine di quello stesso anno, si rivelò uno spettacolare successo commerciale, mantenendo la prima posizione della classifica americana per sei settimane di fila. L'ennesimo grande risultato per un artista che già pochi mesi prima aveva sorpreso tutti con "It's Now or Never", la sua personale versione di "O' Sole Mio". Messi momentaneamente da parte i panni del rocker e supportato da una voce che nei primi anni '60 si era notevolmente arricchita, il nuovo Elvis stava decisamente puntando sul melodico, magari scontentando un buon numero di fan della prima ora, ma conquistandone una schiera di nuovi. Al pari dell'appena citata "It's Now or Never", anche "Are You Lonesome Tonight?" piaceva m

Elvis e la terra promessa

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Trovai "Promised Land" sull'album al quale dava il titolo, una vita fa. Ne rimasi letteralmente incantato e pensai "Ah, ecco perché Elvis Presley è il Re!". Lo penso ancora, innumerevoli ascolti dopo. Incisa nel dicembre del 1973, la canzone è caratterizzata dalla tonante voce di Elvis, così potente da mandare a farsi benedire uno stuolo di coristi in trepida attesa, dalla ritmica serrata e dalle adrenaliniche scariche di chitarra elettrica. Tutto in perfetto equilibrio. Tre minuti durante i quali Elvis, una volta tanto, non ci sembra il più grande solista del pianeta accompagnato da un buon numero di session men, ma lo straordinario cantante di una band. Sottigliezze, probabilmente, non sono neanche sicuro di essermi spiegato bene, ma la differenza l'ho sempre percepita nitidamente. Proprio quando Elvis iniziò a servirsi della musica per piangere sulle sue sconfitte sentimentali, questa spettacolare rivisitazione del classico di Chuck Berry lo ricollo

Houston, abbiamo un problema

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Il nastro con la registrazione del concerto che Elvis tenne al Summit di Houston, il 29 agosto 1976, si fece desiderare la bellezza di trentasette anni, quasi preferisse non farsi notare a causa delle voci che circolavano sul suo conto. Alla fine, qualcuno lo scovò, ma nel frattempo se ne era parlato parecchio, con toni aspramente negativi. Questa visita di Elvis a Houston è in effetti da sempre associata ad una delle sue peggiori esibizioni, al pari di quelle che ebbero luogo a College Park (27/28 settembre 1974), Hampton Roads (1 agosto 1976) e Baltimore (29 maggio 1977), per fare qualche esempio. Su alcuni dei più autorevoli libri dedicati all'attività live del celebre artista, fra questi possiamo ricordare "Elvis - The Final Years" (Jerry Hopkins), "Elvis - The Concert Years 1969 - 1977" (Stein Erik Skar), "Careless Love" (Peter Guralnik) e "Elvis in Concert 1945 - 1977" (Sebastiano Cecere),  è possibile leggere recensioni piuttosto det

Elvis al Madison Square Garden: L'anniversario del 2012

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Nel 2012 si celebrò il 40° anniversario dei quattro, storici concerti che Elvis tenne al Madison Square Garden di New York. Storici è un termine appropriato, in quanto il cantante non si era mai esibito in quella grande città e perché i quattro spettacoli (9 - 11 giugno 1972) si trasformarono in altrettanti sold out, in virtù degli ottantamila biglietti venduti in brevissimo tempo. Una manciata di giorni dopo, cavalcando l'onda emotiva generata dall'evento, la RCA pubblicò "Elvis As Recorded At Madison Square Garden", un album dal vivo contenente l'intero show serale del 10 giugno. Probabilmente, dovendo fare i conti con i limiti imposti dai due lati del vinile, i discografici che curarono la realizzazione del disco si videro costretti ad accelerare leggermente la registrazione, ma a parte questo inconveniente il 33 giri - riversato su cd nei primi anni '90 - si rivelò un ottimo successo commerciale, piazzandosi a ridosso delle prime posizioni in classifica

Fare di necessità virtù: La recensione di "For LP Fans Only"

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Nel corso della ventennale gestione commerciale di Elvis Presley, il Colonnello Parker e i discografici della RCA avrebbero ampiamente manifestato la tendenza a ottenere il massimo profitto mediante il minimo sforzo d'immaginazione, disattendendo in più di una circostanza le aspettative degli appassionati. Però, se torniamo al lontano 1959, con la necessità di coprire il mercato discografico e dovendo fare i conti con la volontà dello stesso Parker di non far incidere nulla al proprio assistito mentre era militare in Germania, la soluzione più logica fu effettivamente quella di concentrarsi sulla realizzazione di album antologici contenenti materiale mai pubblicato prima in un 33 giri. Una decisione forzata, eppure non priva di fascino, considerando che le canzoni in attesa di una definitiva collocazione su long playing erano molte. Quali? Innanzi tutto quelle relative ai cinque 45 giri originariamente emessi dalla Sun Records, mentre c'erano da sistemare diversi b-sides di a

Un disco fuori tempo massimo: La recensione di "Elvis Now"

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Perché, con un'infinità di titoli a disposizione, scegliere di chiamare questo album "Elvis Now"? La domanda è lecita, perché sul disco in questione non è rintracciabile in alcun modo il "nuovo corso" artistico di Elvis, che nel marzo del 1972 - in uno studio di registrazione di Hollywood - iniziò a vivere quanto cantava sulla propria pelle. Le disavventure sentimentali avrebbero infatti indotto il cantante ad imprimere alla sua arte una svolta fortemente autobiografica, a un punto tale che da lì in avanti sarebbe stato difficile discernere la pura estetica delle canzoni dalla condizione psicologica di chi le interpretava. Lungi dal documentare questa fase cruciale, che ironicamente anticipa di pochissimo, "Elvis Now" attinge a piene mani dal passato, raccogliendo dieci frammenti musicali che si erano persi per strada tra il 1969 e il 1971. Questa spiccata caratteristica determina la mancanza di un filo conduttore che non sia quello riconducibile