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Visualizzazione dei post da aprile, 2019

Il libro "Elvis The Pelvis"

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Elvis The Pelvis è in apparenza un innocuo libretto formato tascabile pubblicato nel 1990 , un simpatico oggetto da aggiungere alle nostre collezioni. Magari senza prendersi la briga di leggerlo, che spiegare questo personaggio in un'ottantina di mini pagine appare un'impresa a dir poco ardua... Va bene, non è detto, c'è chi riuscirebbe a fare un buon lavoro anche con poca carta a disposizione, ma questo non fu il caso degli "autori vari" (non un solo nome e cognome all'appello) che si impegnarono a realizzare questo Elvis The Pelvis  da me acquistato all'epoca, pagandolo diecimila lire. Con tutta probabilità non mi impegnai a leggerlo, limitandomi a sfogliarlo distrattamente nei ritagli di tempo, perché stamattina mi sono saltate agli occhi alcune cosette piuttosto simpatiche. Dunque, parlando dello Special televisivo del 1968 , che sul piccolo schermo mostrò un Elvis Presley  in splendida forma fisica, mi tocca leggere che era "ancora agile malg

L'intramontabile fascino di Heartbreak Hotel

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Il 10 gennaio scorso Heartbreak Hotel  ha compiuto sessantatré anni. Quel giorno ho dedicato a questo magnifico brano, da sempre uno dei miei preferiti di Elvis , diversi ascolti consecutivi. Ancora una volta mi sono lasciato trasportare dalle parole gridate dal giovane re del rock 'n' roll , cariche di sinistri presagi e rese ancora più drammatiche dalle anestetizzanti note del piano e dalle improvvise scariche di chitarra elettrica, simili a lampi in una notte buia e sporca. Non c'è che dire, due minuti di pura magia refrattaria al tempo. Si, Heartbreak Hotel  è un capolavoro che ancora oggi conserva intatto il suo fascino, ed è anche uno dei migliori 45 giri  rintracciabili nella storia del rock . Invece ho scoperto che nella lista delle 500 migliori canzoni di sempre  redatta dalla rivista Rolling Stone , Heartbreak Hotel  figura al numero 45. Sinceramente mi sarei aspettato di meglio. D'altra parte, nella suddetta classifica il miglior risultato conseguito da u

Buon compleanno Gladys

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I compleanni li dimentico facilmente, quasi sempre, un mio difetto che in più di un'occasione ha condotto a brutte figure epocali. Ieri, grazie alla sfilza di auguri comparsa sui social ho però ricordato quello di Gladys. Di questa signora a noi tanto cara, madre di un figlio incredibile, semplicemente unico, circolano tante foto sul web. In molte di esse lei ha un'espressione profondamente triste, distante, è possibile notarla perfino quando ride. Se le osservo non posso fare a meno di pensare a quella di Elvis, che in oltre quarant'anni avrò visto migliaia di volte. Lui non poteva permettersi di manifestare le proprie emozioni in pubblico quando erano tendenti al malinconico, ma lo sguardo di chi è lì ma allo stesso tempo chissà dove l'ho sempre colto e dopotutto è parte fondamentale della sua mistica. Gli ultimi anni di Gladys furono assai problematici. Un percorso, il suo, simile a quello che poi avrebbe intrapreso l'amatissimo figlio, ma ho sempre pensato - e

Da Rapid City al Canada: La "My Way" di Elvis Presley

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Oggi presento l'edizione canadese del singolo My Way / America , che accompagnò nei negozi di dischi il celebre doppio album Elvis in Concert ,  colonna sonora  dell'omonimo Special televisivo . Questa Special Limited Edition  si distingue per il vinile rosso, mentre la copertina è identica a quella del 45 giri  americano. La versione di My Way  che occupa il lato A proviene dal concerto a Rapid City  del 21 giugno 1977 , ed è immortalata anche in video. Recentemente qualcuno mi ha detto di aver ascoltato per la prima volta la My Way del 1977 , dopo aver passato diversi anni a consumare quella dell'Aloha. L'ha trovata stupenda ( altro che quella di Frank Sinatra , ha aggiunto )  e molto più bella di quella interpretata quattro anni prima nel celebre concerto in mondovisione. Questione di gusti, certo, ma come dargli torto? Ho provato a spiegare a questa persona l'effetto che fa a noi appassionati di vecchia data questa resa, arrivata ormai fuori tempo massimo

Elvis inaugura il 1957 con "Too Much"

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Devo essere sincero, Too Much  non è esattamente uno dei miei brani preferiti di Elvis Presley . A pensarci bene , unitamente a  I Want You, I Need You, I love You  è il grande successo degli anni '50  che ho ascoltato meno. Si tratta di una canzone ritmata e piena di entusiasmo giovanile, non lo metto in dubbio, ma sembra girare su se stessa senza trovare sbocchi convincenti, simile a un tormentone che non dà tregua dall'inizio alla fine. Parere mio, si intende, ma confesso di aver sempre accolto l'ennesimo e conclusivo too much  con un certo sollievo, evitando poi un riascolto a breve distanza di tempo. Tra l'altro la canzone non sarebbe invecchiata benissimo e lo stesso Elvis  se ne dimenticò in fretta, ignorandola completamente quando tornò a fare concerti alla fine del decennio successivo. Ma non voglio sembrare troppo duro con il primo singolo del 1957 , perché resta pur sempre un buon pezzo legato a un'epoca indimenticabile. In Too Much , il re del rock &

Cercando "Spanish Eyes": Il cd "Elvis Presley - The Ultimate Selection Volume 1"

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Oggi mi è venuta voglia di ascoltare  Spanish Eyes . Accade di rado, perché è una canzone che mia madre amava moltissimo e allora la tengo a debita distanza, per paura che il ricordo di lei diventi più doloroso di quanto già non sia. Stavolta, dopo una giornata di lavoro avevo troppa voglia di godermela in santa pace, così volendo fare a meno dell'album Good Times  - del quale Spanish Eyes è parte essenziale - mi sono ricordato di questo cd, uno di quelli che avrò tolto dalla custodia si e no due volte in vita mia. Elvis Presley - The Ultimate Selection Volume 1 , pubblicato in Nuova Zelanda  nel 2001  è effettivamente ricco di ottime canzoni, ma come ho scritto in tante altre occasioni i greatest hits  di questo tipo non mi piacciono, perché contengono brani estrapolati dai vari periodi presleiani senza badare minimamente all'ordine cronologico. Quindi, sebbene questa raccolta contenga tutte canzoni che amo non mi piace passare da The Wonder of You  a Viva Las Vegas , oppure

Elvis e La Paloma inattesa

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Quando decisi di acquistare questo singolo italiano, una ventina di anni fa, lo feci basandomi sulle buone condizioni della copertina, senza nemmeno guardare il vinile al suo interno. Quel giorno andavo di fretta e poi mi fidavo della persona che me lo stava vendendo, senza contare che il prezzo era decisamente "da amico". In realtà non avevo bisogno del 45 giri, ne avevo già due copie, però pensai che mi sarebbe tornato utile in previsione di qualche scambio con altri collezionisti. Non si verificò nulla di tutto ciò, perché una volta tornato a casa e sfilato il disco dalla copertina mi resi conto che l'etichetta dello stesso era bianca. Dunque, senza immaginarlo avevo aggiunto una bella copia promozionale di "No More (La Paloma) / Sentimental Me" alla mia collezione di Elvis. Niente male, considerando che avevo speso decisamente poco per averla.  No More (La Paloma) / Sentimental Me RCA Victor 45 N 1242 Campione non commerciabile 1962

Buona Pasqua con Elvis

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Umile, devoto e sincero: tale si rivelò Elvis Presley quando approcciò il materiale religioso in varie fasi della sua intensa carriera. Io lo percepisco in questo modo ma credo proprio di non sbagliarmi, ci sono casi in cui il nostro artista preferito è un libro aperto e noi lo amiamo soprattutto per questo motivo. Ho inserito "You'll Never Walk Alone" nella foto che vi mostro perché pur essendo una raccolta in linea economica è assimilabile a un disco originale. Intanto dava una sistemazione più consona alle quattro canzoni dell'extended play "Peace in The Valley" (1957), poi raccoglieva il singolo del 1968 "You'll Never Walk Alone / We Call On Him", recuperava "Sing You Children" dal film "Easy Come, Easy Go", "Let Us Pray" da "Change Of Habit" e infine regalava agli appassionati l'inedito assoluto "Who Am I?", inciso durante le straordinarie sessions del 1969 a Memphis. Dunque, il titol

Da Nashville all'Australia: L'Extended Play "I'm Counting on You"

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"I'm Counting On You" è da sempre una delle mie canzoni preferite di Elvis. La trovai sul 33 giri "Rock 'n' Roll" nel lontano 1977 (avevo undici anni) e mi colpì profondamente fin dal primo ascolto. Devo dire che continua a tenermi compagnia ancora oggi, per quanto non le dedichi le attenzioni di un tempo. Elvis la incise l'11 gennaio del 1956 negli studi della Rca a Nashville, esaltando il romantico testo scritto da Don Robertson con pennellate di infinita dolcezza. "Se ti sei resa conto di quanto profondamente apprezzo le cose che fai, allora sai quanto completamente io sto contando su di te...". Parole semplici eppure toccanti, pronunciate da un artista giovanissimo ma già grande. Di parole sarebbe bello spenderne qualcuna anche per "When My Blue Moon Turns To Gold Again", "How's The World Treating You" e "I Got A Woman", ma scopo di questo post è quello di presentare l'extended play australiano

Il libro "Elvis Presley: La Storia, Il Mito, Catalogo completo delle canzoni, Tutti i dischi"

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Ambiziosa opera di Livio Monari, realizzata dopo che lo stesso autore - tanto noto a chi ama Elvis - aveva impreziosito il volume "Elvis Presley Story" (1988) con il suo "Dizionario delle canzoni". In questo "Elvis Presley: La Storia, Il Mito, Catalogo completo delle canzoni, Tutti i dischi", realizzato per la collana "Manuali Rock" di Arcana Editrice, il concetto di base viene ampliato e la prima parte del libro è occupata da "Gli avvenimenti", una bella biografia di quaranta pagine suddivisa per annate e arricchita da articoli d'epoca molto interessanti. Segue poi la sezione "Canzoni", nella quale le incisioni di Elvis sono elencate in ordine alfabetico a seconda dell'anno in cui furono incise o interpretate dal vivo dal 1953 al 1977. Per spiegare il meccanismo Livio porta l'esempio di "Hound Dog", io invece mi servirò di "See See Rider", che troveremo dunque nel 1970 (On Stage, February 1

Frankie e Johnny innamorati e in classifica

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Chi mi conosce sa che ho un debole per la colonna sonora di "Frankie And Johnny". Ovviamente ne riconosco gli evidenti limiti ma la trovo divertente e perfettamente in tema, per quanto un missaggio dilettantesco renda difficoltoso l'ascolto e vanifichi buona parte del lavoro svolto dai musicisti impiegati nella sua realizzazione. Detto questo, è interessante rilevare il paradosso che caratterizza dischi come questo e "Harum Scarum", pubblicati a pochi mesi di distanza l'uno dall'altro. Si tratta di opere prive di velleità artistiche, lanciate sul mercato sperando che si facessero largo in classifica, ma è difficile credere che una scombinata fusione di rock 'n' roll e musica orientale e un balzo indietro di qualche decennio potessero incontrare i favori di un pubblico che correva nei negozi ad acquistare album innovativi quali "Blonde On Blonde" (Bob Dylan), "Revolver" (Beatles) o "Pet Sounds" (Beach Boys). Però,

Speedway e Clambake: Due mezzi album al prezzo di uno

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Distribuito dalla Pair Records nel 1989, "An Elvis Double Feature: Speedway, Clambake" raccoglie due opere discografiche (aggiungerei minori) in un unico cd, anticipando di un paio d'anni la serie ufficiale "Double Features". Peccato che essendo questa un'emissione in linea economica, il recupero dei due vecchi album sia soltanto parziale. Nulla di cui meravigliarsi, ci mancherebbe, ma leggere "Double Play Compact Disc"  e "Equivalent to Two Albums"  sulla copertina è decisamente troppo, perché frasi del genere suonano come una presa in giro per i potenziali acquirenti. Dalla track-list di "An Elvis Double Feature: Speedway, Clambake" sono dunque estromessi otto brani, quattro per ognuno dei due vecchi album di appartenenza. Nel dettaglio, "Speedway" è privo di "Your Time Hasn't Come Yet, Baby", "He's Your Uncle Not Your Dad", "Five Sleepy Heads" e "Mine". Invece, des

Nostalgia di Hollywood? La recensione di "Elvis Sings Hits From His Movies, Volume 1"

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Archiviata in modo soddisfacente la rivisitazione del repertorio natalizio con il nuovo "Elvis' Christmas Album" e di quello sacro con "You'll Never Walk Alone" , ed esaurita con l'emissione di "I Got Lucky" la scorta di canzoni degli anni sessanta da ricollocare su 33 giri (qualcosa però si era perso per strada) la linea economica Camden prosegue il suo cammino perdendo il moderato alone di fascino che l'aveva caratterizzata. A partire da questo album la serie si arricchisce, si fa per dire, di compilazioni accomunate da una scombinata scelta di brani, che per quanto possa sembrare insensata ha gli evidenti connotati di una scommessa perpetrata ai danni dell'appassionato, facendo leva sulla sua inesauribile devozione. "Elvis Sings Hits From His Movies, Volume 1" è un album superfluo e fuorviante tanto nell'art work, che è estraneo al contenuto musicale, quanto nel titolo, perché nessuna delle canzoni utilizzate risulta

Elvis e il testacoda proibito

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Alcuni giorni fa mi è capitato di riascoltare dopo parecchio tempo la canzone "Spinout". Mi sono chiesto quanto tempo avesse impiegato Elvis a dimenticarsene una volta incisa, il 17 febbraio del 1966. Probabilmente un paio di minuti, il tempo di passare ad altro. Non perché sia necessariamente brutta, credo sia giusto sottolinearlo. A dire il vero, "Spinout" non è neanche tanto male se paragonata a cose tipo "Hey Little Girl" e "I've Got To Find My Baby", il ritmo non manca e l'interpretazione è piuttosto convincente, ma si tratta pur sempre di un pezzo di modesta caratura, soprattutto se pensiamo che si mosse in un contesto storico di grandi sconvolgimenti in ambito sociale ed artistico quale fu la seconda metà degli anni '60. Come è noto, Elvis detestava la prospettiva di recarsi in studio per approcciare materiale di questo genere, ma doveva onorare i contratti ottenuti dal Colonnello Parker, un manager per il quale la qualità do

Elvis in Concert: Da Omaha a Rapid City, passando per il Giappone

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Di "My Way", della commovente resa di questo brano facente parte dello Special televisivo "Elvis In Concert" ho parlato in varie occasioni e torno a farlo anche oggi, perché mentre preparavo le scansioni per questo nuovo articolo mi è venuto in mente che molti anni fa, e per molti anni intendo decenni, si pensava che la canzone provenisse dal concerto che Elvis tenne ad Omaha il 19 giugno 1977, vale a dire dal primo dei due ad essere filmato dalla CBS. In effetti la notizia è riportata in diversi libri dell'epoca, tra i quali posso citare la prestigiosa biografia "Elvis. The Final Years" di Jerry Hopkins e "Did Elvis Sing In Your Hometown, Too?" di Lee Cotten, ma ce ne sono altri. Piuttosto, ricordo che nell'ambizioso "Elvis - The Complete Illustrated Record" - pubblicato intorno alla metà degli anni '80 - Roy Carr e Mick Farren furono decisamente più cauti e scrissero "Omaha or Rapid City". Insomma, prescinden