Letture: "Elvis and me" di Priscilla Beaulieu Presley

Mi fosse stata data l'opportunità di vivere accanto a un personaggio famoso, avessi avuto la possibilità di conoscerlo a fondo, di condividere con lui/lei buona parte della mia vita, poi, a giochi fatti, avrei dedicato un libro a questa esperienza così esclusiva? Probabilmente si, inutile fare ricorso all'ipocrisia, non è il caso e non lo faccio mai. Non c'è nulla di sbagliato, in effetti, il problema non è il libro in se stesso ma l'onestà con la quale si affronta un'avventura del genere, che c'è o non c'è. Io amo Elvis, lo sapete, profondamente, mentre ho sempre ignorato Priscilla. Non perché la detesto, o perché mi sia antipatica, o ancora perché ritengo abbia fatto del male a Elvis. Tra l'altro non credo lo abbia fatto se non inevitabilmente, quando decise di andarsene, ma questo sentiero lo hanno percorso milioni di coppie e continuerà ad essere percorso. No, sostanzialmente la ignoro perché Elvis è Elvis e le persone che hanno fatto parte della sua breve esistenza una cosa diversa. Non è che la passione nei suoi confronti debba necessariamente includere familiari e amici. Stravedo per i Rolling Stones, per i Pink Floyd, tanto per fare due esempi, ma del loro privato non so praticamente nulla, mi interessa soltanto quanto hanno realizzato in ambito artistico.

Quindi si, ho passato una vita intera ad ascoltare, studiare Elvis Presley - senza voler peccare di immodestia ritengo di saperne qualcosa - ma non ho mai approfondito l'argomento Priscilla, nè, per dirla tutta, Lisa Marie. Molti appassionati nutrono un sincero affetto nei loro confronti? Benissimo, non ci vedo niente di strano e non trovo nulla di male nemmeno nel fatto che Priscilla continui a vivere, e bene, del suo illustre ex marito. Perché dovrei? Grazie a lui ha avuto un'opportunità professionale non indifferente, alzi la mano chi, nei suoi panni, non l'avrebbe sfruttata. Io lo avrei fatto, non ho difficoltà ad ammetterlo. Certo, non tutti i progetti nei quali è stata coinvolta si sono rivelati all'altezza del Re, ma questo è un altro paio di maniche e poi si tratta del mio punto di vista. Il concerto virtuale con l'orchestra lo trovo poco interessante, ma rispetto e rispetterò sempre chi invece lo ha trovato indimenticabile. Punti di vista, come ho appena scritto, questione di gusti personali. Ritiene se stessa la vedova di Elvis, continua a farsi chiamare Presley? Personalmente non lo trovo giusto, perché c'è stato un divorzio nel 1973 ma pazienza, prendiamolo come un nome d'arte e via.

Veniamo all'immagine che ho postato. Intorno alla metà degli anni '80, facendosi dare una mano da Sandra Harmon, Priscilla diede fondo ai ricordi e pubblicò il libro "Elvis and me", in Italia maldestramente tradotto "Elvis e io". Naturalmente lo acquistai e ne lessi alcuni passaggi, ma lo abbandonai ben presto su uno scaffale. Non ero interessato alle memorie della ex moglie di Elvis e ritenni di non dover perdere troppo tempo con il volume in questione. Mi ero fatto un'idea del privato di Elvis leggendo l'ottima biografia in due parti firmata da Jerry Hopkins, oppure "Elvis, what happened?" dei West/Habler "aiutati" da Dunleavy e con una moltitudine di altri libri, libretti e libracci scritti da gente in gamba e cialtroni. Francamente, poteva bastare. Ieri, a distanza di decenni, per chissà quale motivo mi è venuta voglia di sfogliare "Elvis and me". Ebbene, alla fine l'ho letto tutto.

Volete saperla una cosa? Non è un brutto libro, lo dico sinceramente, e pensavo lo fosse. Non può essere perfetto, perché chi scrive fu coinvolta in prima persona nei fatti narrati e può essere stata portata ad edulcorare, camuffare, ma questo è inevitabile. Oltretutto lei ricorda, racconta ma il diretto interessato non può dire la sua e questo è un limite invalicabile. Ovvio, ma il problema non è di "Elvis and me" bensì di tutte le autobiografie, che snocciolano aneddoti interessantissimi da prendere, però, con le molle. Eppure, vi dico che Priscilla confezionò un libro che ancora oggi risulta credibile. Almeno, io l'ho trovato credibile, anche se a molte persone che mi conoscono potrà sembrare strano. Ad esempio, parla con grande schiettezza di Ann Margret, dei reiterati tradimenti di Elvis, ma anche dei propri momenti di debolezza e attrazione per altri uomini, sfociati poi nella fuga con Mike Stone. Oppure riesce a rendere sorprendentemente bene l'idea di un uomo non perfetto, irascibile ma irresistibilmente magnetico, che visse la sua vita in una prigione dorata, isolato dal mondo, solo anche se circondato da decine di persone e a dispetto della sua fama.

Soprattutto, Priscilla rende alla perfezione l'immagine di se stessa, in un modo che io mi sento di reputare onesto. Solo una ragazzina di quattordici anni, che in un dato momento della sua giovane esistenza suscitò l'interesse di Elvis Presley, il personaggio più famoso del mondo dello spettacolo, un super divo, e se ne innamorò perdutamente. Da lui fu portata negli Stati Uniti e fatta vivere in un mondo irreale, popolato da adulti e fatto di cose distanti anni luce dalla sua tenera età. Si trovò a vivere situazioni più grandi di lei, accanto a un uomo già leggendario, dotato di una personalità strabordante e complessa che in fin dei conti la trattò come una bambolina, dando per scontato che le stesse facendo vivere la più bella delle favole. Per certi aspetti, una fiaba lo fu davvero, ma le fiabe possono nascondere delle insidie, anche quando il lieto fine rimette le cose a posto. Invece, nella realtà, prima o poi si cresce e crescendo si cambia. Quello che è stato, che si è amato, che si è voluto con tutte le forze può rivelarsi inadatto al presente. Si cambia, certo, e non è colpa di nessuno, oppure è colpa di uno dei due ma poi le colpe vanno equamente divise, perché nascono da un disagio comune.

Già, le storie d'amore nascono e finiscono, i presupposti si trasformano e fioriscono esigenze nuove, un tempo impensabili e non necessarie. Si diventa uomini. Si diventa donne. Quello che accadde a Elvis e Priscilla non ha nulla di strano, ma lo diventa nel momento in cui qualcuno arriva a considerarlo la causa del dolore del proprio idolo. Quanto di più sbagliato, insomma, considerando poi che dopo l'iniziale fase d'assestamento, tra i due non venne mai a mancare la stima reciproca.

Insomma, "Elvis and me" andava letto e l'ho fatto. Francamente, non l'ho trovato il resoconto distorto e avido di una donna che ebbe la ventura di vivere accanto a un certo Elvis Presley.

Commenti

  1. Risposte
    1. Grazie di cuore, anche se in ritardo di qualche mese.

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  2. Che bella riflessione. Ho sentito che presto uscirà il film “Priscilla” basato appunto su questo libro. Non vedo l’ora di sapere la storia di Priscilla Beaulieu, non Priscilla Presley.

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