Elvis e la corsa a ostacoli

Questione annosa, che ogni tanto salta fuori... Insomma, Elvis Presley è o non è l'artista che ha venduto più dischi al mondo? Magari si, forse no. Ho l'impressione che ormai sia realmente difficile stabilirlo con assoluta certezza, ma per me non ha mai avuto rilevanza saperlo. Dopotutto, cosa cambierebbe? Dal punto di vista della mia passione assolutamente nulla, continuerei ad essere convinto del fatto che Elvis è il numero uno indipendentemente dalla posizione raggiunta in questa ipotetica classifica. Una cosa è certa, lui avrebbe meritato questo primato. A differenza di tanti altri grandi nomi che si contendono il titolo, nel momento di massimo splendore (1956/57) Elvis non ebbe tutti ai suoi piedi. Si era agli albori del rock 'n' roll, e non furono pochi quelli che gli si scagliarono contro. Se adesso qualcuno mi viene a dire che i Rolling Stones ebbero lo stesso trattamento in contrapposizione all'immagine edulcorata dei primi Beatles, dico che non è affatto vero. Ormai i media avevano capito come capitalizzare lo spirito ribelle delle giovani rockstar, l'onda non si studiava più, si cavalcava e basta. Molte delle critiche che ricevette Elvis furono invece realmente pessime, vagamente apocalittiche: contrariamente a quanto si è portati a credere, il ritorno d'immagine non fu sempre positivo. Successivamente, per la gran parte degli anni '60, Elvis si vide costretto a sperperare il suo talento sulla via di Hollywood. Va bene, non lo obbligò nessuno, avrebbe potuto mandare a farsi benedire il Colonnello Parker, ma resta il fatto che le cose andarono in questo modo. Se le altre star del rock furono più o meno libere di esprimersi, di realizzare capolavori grazie a lungimiranti addetti ai lavori, in quel lungo lasso di tempo lui non poté fare altro che incidere colonne sonore di basso profilo senza soluzione di continuità. Quanto fosse grande a parità di mezzi e di opportunità lo evidenziano album come "Elvis Is Back" (1960) e "From Elvis In Memphis" (1969), due dischi ironicamente pubblicati in apertura e chiusura di decade. Infine, Elvis dovette fare i conti, per l'intera durata della sua parabola artistica con manager, discografici e produttori a dir poco inadeguati. Occasioni mancate, impossibilità di esibirsi fuori dai confini nazionali, anni di contratti da onorare a Las Vegas, splendidi dischi pubblicati  - senza alcuna logica commerciale - a ridosso gli uni degli altri, una miriade di compilazioni di dubbia qualità che saturarono il mercato, compositori di valore tenuti a debita distanza in virtù di altri facilmente addomesticabili. Mi fermo, ma potrei continuare a lungo. In sostanza, per quanto possa sembrare paradossale, Elvis Presley si vide spesso costretto a correre una corsa ad ostacoli. Eppure, a dispetto di tutto ciò potrebbe ugualmente essere l'artista che ha venduto di più. Ecco perché è il più grande.

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