Elvis in edicola (Agosto 2018)

Ho trovato l'articolo contenuto nell'ultimo numero di Classic Rock molto deludente e squalificante nei confronti di Elvis. Niente di nuovo, insomma, ci sono abituato. La descrizione dell'ultimo giorno di Elvis Presley? Va bene, per me l'argomento non è proprio il massimo ma metto mano al portafoglio. Pagina 1 e subito l'editoriale, nel quale si fa passare Elvis per un povero burattino con la testa vuota, o al limite piena di segatura, completamente nelle mani di Parker. Lo trovo realmente triste, deprimente. Dotato di sensibilità artistica pari a zero e totalmente votato al dio denaro Parker alternò cose straordinarie ad altre catastrofiche. Da persona adulta e pensante Elvis si fece andar bene le decisioni prese. Punto. Il Colonnello riuscì a tenere alla larga molti compositori di livello, ma non arrivò mai ad imporre ad Elvis le canzoni da incidere. Gli negò la possibilità di esibirsi all'estero ma non lo obbligò mai a fare concerti contro la sua volontà. Negli ultimi anni avevano entrambi un disperato bisogno di soldi e sulla strada ne giravano tanti, tantissimi. Gli anni '60 ad Hollywood? Ventisette film, quasi tutti di modesta caratura che però resero Elvis l'attore più pagato del pianeta. Pur mugugnando, Elvis se lo fece andar bene.

Io Tom Parker non lo sopporto, ma amo dare il giusto peso alle cose, quindi se proprio vogliamo parlare di colpe sarebbe il caso di iniziare a dividerle, dandone anche al nostro idolo che accettò tutto, ma solo per farlo apparire un uomo, naturalmente. Perché un uomo commette degli errori, un burattino no. A qualcuno di voi piace assimilare Elvis a un burattino? A me no, mi spiace, personalmente non l'ho mai considerato tale. Da ragazzo povero del sud arrivò ad essere considerato una leggenda vivente... Insomma, qualche soddisfazione il nostro Elvis se la sarà tolta, qualcosa di buono lo avrà pur fatto. E invece, mi tocca leggere che Parker "gli farà incidere di tutto, da O' Sole Mio ai canti natalizi". Gli farà? Ho letto bene? Curioso però, a me risulta che Elvis amasse quel pezzo, mi sembra che una volta arrivò addirittura a definirlo il suo preferito e mi pare che non disdegnasse nemmeno i brani correlati alle festività. Del resto, basta ascoltare il glorioso "Elvis' Christmas Album" del 1957 per rendersi conto della partecipazione emotiva del nostro. Ripensandoci, anche "era stato lui (Parker) ad imporgli un repertorio da crooner" non è male. Ma quando mai?

Amici, se continuiamo a ragionare in questi termini non facciamo un grosso favore ad Elvis. Non è assolutamente vero che lui accettasse supinamente le direttive di Parker. Solo due esempi illuminanti: a partire dal 1972 smise di incidere con regolarità, di testa sua e in barba alle pressioni del manager e della casa discografica. Nessuno poté riportarlo sulla retta via. Nel 1974 decise di realizzare un film sul Karate, ci spese anche dei soldi e Parker dovette ingoiare il rospo. Poi il progetto naufragò, lo sappiamo, ma solo per improvviso disinteresse di Elvis.

E il film con Barbra Streisand, che si continua a tirar fuori quasi fosse chissà quale capolavoro? E basta. Mi dovete dire perché lo trovate tanto speciale. Nella parte finale si trasforma in una sorta di documentario dedicato alla Streisand, mentre più in generale il contrasto tra lo spazio dedicato a lei e quello a Kristofferson è imbarazzante. Ma poi cosa dovrebbe fare un manager alle prese con un contratto a dir poco sbilanciato? Cinquecentomila dollari per Elvis più il 10% degli introiti a partire dal break even, nessun diritto sulla colonna sonora e la possibilità di eseguire le canzoni in essa contenute in soli due concerti. Nella biografia "Careless Love" Guralnick scrive che Elvis si sentì sollevato per non aver girato "A Star Is Born" arrivando a confidare a chi gli stava intorno che il Colonnello aveva visto giusto. Nella sua, di biografia, Joe Esposito ci fa sapere che in realtà Elvis non voleva fare il film. Allora di che parliamo?

Il post si sta allungando a dismisura e lo chiudo, anche se avrei voluto parlare di Las Vegas. Mi limito a segnalare alcune cosucce sparse qua e là, che mi hanno colpito durante la lettura di "Atto finale a Graceland". Intanto il libro "Elvis what happened?" non fu scritto dai fratelli Habler (chi sono costoro?), magari dai cugini Red e Sonny West con Dave Habler che raccontarono i fatti a Steve Dunleavy. Tra l'altro Habler non fu affatto l'inseparabile guardia del corpo, arrivò a metà anni '70 e nel 1976 era già out. Poi, purtroppo, si parla anche di un Elvis incontinente alle prese con i pannoloni, dei suoi gusti sessuali, del colore di biancheria intima femminile che preferiva, ecc.... Ma cosa c'entrano queste cose? Nulla, ma tutto secondo copione qui in Italia. Salta addirittura fuori che negli ultimi anni, quando andava in tour, Elvis alloggiava in hotel ricettacolo di pulci. Non capisco. Per il resto, la rivista offre agli acquirenti una lunga serie di ottimi articoli, veramente piacevoli da leggere. Sapete, quando non si parla di Elvis tutto fila a meraviglia, ci si scatena solo con lui.

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