Un disco fuori tempo massimo: La recensione di "Elvis Now"


Perché, con un'infinità di titoli a disposizione, scegliere di chiamare questo album "Elvis Now"? La domanda è lecita, perché sul disco in questione non è rintracciabile in alcun modo il "nuovo corso" artistico di Elvis, che nel marzo del 1972 - in uno studio di registrazione di Hollywood - iniziò a vivere quanto cantava sulla propria pelle. Le disavventure sentimentali avrebbero infatti indotto il cantante ad imprimere alla sua arte una svolta fortemente autobiografica, a un punto tale che da lì in avanti sarebbe stato difficile discernere la pura estetica delle canzoni dalla condizione psicologica di chi le interpretava.

Lungi dal documentare questa fase cruciale, che ironicamente anticipa di pochissimo, "Elvis Now" attinge a piene mani dal passato, raccogliendo dieci frammenti musicali che si erano persi per strada tra il 1969 e il 1971. Questa spiccata caratteristica determina la mancanza di un filo conduttore che non sia quello riconducibile alla magica voce dell'artista, oltre che un ascolto decisamente poco lineare. Inutile sottolineare che il fatto di contenere materiale inedito inciso da Elvis Presley rappresenti per l'appassionato l'unica credenziale degna di nota, ma volendo inserire questo disco in un contesto più ampio, possiamo dire che indipendentemente dal valore di alcuni dei brani che contiene si rivela un'opera raccogliticcia, mancante della qualità rintracciabile nei recenti "Elvis - That's The Way It Is" e "Elvis Country". Ma guardiamo da vicino questo controverso "Elvis Now", ovviamente partendo dalla traccia che lo inaugura.

"Help Me Make It Through The Night" è caratterizzata da una certa rilassatezza espressiva e da un'atmosfera vagamente apatica. Incisa nel 1971 la canzone lascia presagire la tempesta emotiva che di lì a poco si abbatterà su Elvis, che pare invocare aiuto in tono dimesso, auspicando di superare una notte che inizia a far paura. Completamente diversa l'aria che si respira in "Miracle Of The Rosary", una sentita preghiera che rende nota, una volta di più, la sincerità messa in campo da Elvis quando affronta temi sacri. L'arrangiamento pomposo contribuisce a creare una sensazione di epicità che avvolge l'ascoltatore, ma indubbiamente penalizza il brano.

Su "Hey Jude", il super classico dei Beatles si potrebbe discutere a lungo, non fosse che siamo di fronte ad una versione abbozzata e chiaramente incompleta, che era prevedibilmente finita in un cassetto. Ciò nonostante, Elvis lascia intravedere cosa avrebbe potuto ricavarne lavorandoci sopra qualche ora in più. Peccato. "Put Your Hand In The Hand" - il noto successo degli Ocean - ci conduce nuovamente in territorio religioso, con il Re che declama una sorta di inno pacifista riconducibile al Signore. Il ritmo è incalzante e il coro supporta a dovere lo slogan, però la ripetitività toglie pathos al messaggio, piuttosto che esaltarlo. La bella e avvolgente "Until It's Time For You To Go" è dolcemente ambigua, sospesa fra visioni fiabesche dell'amore e repentini ritorni alla realtà, placidamente in bilico fra speranza e timore della perdita. Difficile prevedere se il sentimento descritto da Elvis riuscirà a prescindere da queste contraddizioni.

Il secondo lato di "Elvis Now" si apre con "We Can Make The Morning", una love song forse appesantita da un arrangiamento troppo sofisticato. Tuttavia, dato non trascurabile, la canzone rappresenta uno di quei casi in cui si ha la netta sensazione che Elvis stia esplorando nuove sonorità, emancipandosi dal passato. Sotto questo punto di vista può essere senz'altro archiviata come un esperimento riuscito. Curiosamente, il testo manifesta lo stesso fondamentale rifiuto della notte espresso nella già citata "Help Me Make It Through The Night", la medesima urgenza di attraversarla uscendone indenne. In "Early Morning Rain" torna la pioggia, già protagonista nella superba e mai dimenticata "Kentucky Rain". Nel magnifico pezzo del 1969, però, l'uomo che ci rendeva partecipi del suo sconforto sembrava possedere una grande forza interiore, mentre nella nota composizione di Gordon Lightfoot il "lui" di turno pare invece una persona che si è semplicemente arresa, che consapevole dei propri limiti accetta la fine di un amore con rassegnazione. La prova di Elvis è splendida nella sua pacatezza.

Proseguendo nell'ascolto troviamo "Sylvia", che proviene dalle straripanti session che Elvis tenne a Nashville nel giugno del 1970. Mentre cerchiamo di prendere le misure alla canzone non possiamo prescindere dalla necessità di ruggire tipica dell'Elvis di quei giorni, dalla sua esigenza di esternare il ritrovato entusiasmo. In questo senso, "Sylvia" si trasforma nel mezzo per raggiungere un fine e risulta godibile ben oltre i meriti effettivi. Con leggerezza e con la giusta dose di ironia, la piacevole "Fools Rush In" dona ulteriori sfumature all'album, continuando a spiazzare l'ascoltatore giusto prima della conclusione, che arriva con la tradizionale "I Was Born About Ten Thousand Years Ago". Apprezzabile in forma completa, dopo che alcuni suoi estratti erano stati efficacemente inseriti in "Elvis Country", questa è una di quelle jam improvvisate che si vorrebbe durassero più a lungo, perché rappresentano dei veri e propri viaggi verso le radici della musica americana.

Sulla copertina dell'album Elvis sembra puntare il dito verso di noi, quasi a richiamare la nostra attenzione su quanto proposto, vale a dire un disco certamente disomogeneo ma pur sempre prezioso dispensatore di emozioni. E allora, tornando alla domanda iniziale, perché chiamarlo "Elvis Now"? Suggerita da argomentazioni che esulano da poco riuscite strategie discografiche, la risposta è molto semplice per chi ama questo straordinario personaggio. Soltanto perché l'inconfondibile voce di Elvis, il suo inimitabile talento erano e sono sempre attuali, perfettamente in grado di superare gli ostacoli posti sul loro cammino da una pessima gestione commerciale.

Elvis Now
1972

Help Me Make It Through The Night / Miracle Of The Rosary / Hey Jude / Put Your Hand In The Hand / Until It's Time For You To Go

We Can Make The Morning / Early Morning Rain / Sylvia / Fools Rush In (Where Angels Fear To Tread) / I Was Born About Ten Thousand Years Ago


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