42 anni con Elvis Presley

Il nostro primo giradischi, vecchio e alquanto inadeguato, se ne andò in pensione i primi giorni di settembre del 1977, dopo anni di onorato servizio. Sembra l'inizio di una storia malinconica, vero? Una di quelle storie condite di nostalgia e ricordi rancidi, e invece si trattò di un evento fortunato, perché con mia sorella riuscimmo a convincere nostra madre a regalarci qualcosa che fosse più al passo con i tempi. Un po' la prendemmo per sfinimento, perché di soldi in casa ne giravano realmente pochi, ma abituati a non pretendere mai nulla che non fosse alla portata di mamma optammo per una sorta di "compatto", comprensivo di piatto, radio e due rudimentali casse di plastica. Un vero impianto stereo sarebbe rimasto il nostro sogno nel cassetto per i successivi dieci anni, qualcosa da ammirare nelle case di chi aveva più possibilità di noi. Bei momenti, quelli... Talmente belli che quel compatto lo trovammo comunque bellissimo e super accessoriato. Ricordo che non appena fu possibile ci recammo in un grande negozio di dischi con l'intenzione di comprare qualche 33 giri nuovo di zecca, così da poterlo inaugurare nel migliore dei modi.

Il budget a nostra disposizione non era certo illimitato, ma quel giorno ci avrebbe permesso di acquistare ben quattro album. Mia sorella ne approfittò immediatamente e prese "Please Please Me" dei Beatles, "I'm A Photograph" di Amanda Lear e una raccolta di recenti hits della quale adesso non ricordo il titolo. Quattro meno tre valse a dire uno solo per il sottoscritto. Era più grande di me e si servì per prima, forte del fatto che io, un ragazzino, all'epoca non avevo gusti musicali ben definiti. Quanto a me, rimasi impalato davanti a quelle lunghe file di dischi per non so quanto tempo, fino a quando mamma non corse in mio aiuto dicendo "perché non prendi un disco di Elvis? Vedrai, ti piacerà".

Elvis Presley? Circa un mese prima l'avevo vista singhiozzare davanti al televisore, mentre davano notizia della scomparsa di questo tipo che non avevo mai sentito nominare prima. Rimasi sconvolto da quella scena, per quale motivo piangeva? Quando si riprese mi raccontò qualcosa di lui, della sua bellezza, del suo grande talento e del successo straordinario che aveva ottenuto in tutto il mondo. Elvis... Su due piedi decisi che volevo saperne di più. C'erano decine di ellepì con la sua immagine in copertina, così ne scelsi uno che costava poco, mi pare 3500 lire, perché pensavo che mia madre avesse già speso abbastanza per noi. Quel disco si chiamava "Solid Gold".

Tornati a casa invitammo alcuni amici e iniziammo ad ascoltare quei vinili con indescrivibile entusiasmo. L'album di Elvis era l'ultimo in programma, non saprei dire perché. Quando mia sorella lo mise sul piatto, nel silenzio generato dalla curiosità le prime note di "Kentucky Rain" iniziarono a diffondersi nella stanza. Difficile capire cosa accadde, ma quando Elvis pronunciò le prime tre parole di quella stupenda canzone provai una strana e sconosciuta sensazione di vuoto. Avete presente le farfalle nello stomaco quando ci si innamora? Proprio quelle. Dopo l'ipnotica "Fever" fu la volta di "Jailhouse Rock" e tutti tranne me si misero a ballare. Poi, in rapida successione sfilarono i restanti brani della raccolta che avevo scelto. Questo cantante mi piaceva moltissimo, mamma non si era sbagliata, però non mi piaceva in modo normale, lo capii immediatamente che c'era dell'altro. In attesa di capire esattamente cosa, a partire dal giorno successivo passai al setaccio tutti i giornali che mi capitavano a tiro, nella speranza di trovare foto e articoli a lui dedicati. Volevo semplicemente ritagliarli e conservarli. Per sempre.

Elvis è un artista meraviglioso, in grado di generare un universo di emozioni con la magia della sua voce, ma è difficile stabilire cosa mi prese in quel lontano pomeriggio di settembre. Forse cercavo di sentirmi parte di qualcosa, oppure ero alla ricerca di una figura che colmasse il senso di vuoto causato dalla perdita di mio padre. Magari già allora colsi i riflessi dell'impareggiabile arte presleiana, chi lo sa. Sono passati quasi quarantadue anni, i dischi del Re si sono moltiplicati ma quel "Solid Gold" continua ad occupare un posto speciale, solo suo nella mia collezione. Da allora non è cambiato nulla, Elvis è ancora una parte fondamentale della mia vita e sarò sempre grato a mia madre, per quel prezioso consiglio di tanto tempo fa.

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