Moody Blue: Riflessioni in ordine sparso

La sezione The alternate album nell'edizione Follow That Dream di Moody Blue, l'ultimo 33 giri di Elvis Presley ci offre la possibilità di immaginare una track list leggermente ma sostanzialmente  diversa da quella che abbiamo imparato a riconoscere in seguito a innumerevoli ascolti. Nella sezione in questione, il posto di Let me be There (in chiusura di primo lato del vinile) è occupato da una bella resa live di My Way, registrata a Saginaw il 25 aprile del 1977. Ecco, diciamo che il Moody Blue lo avrei preferito così, privo del successo di Olivia Newton-John, già presente nell'album Elvis Recorded Live on Stage in Memphis e inspiegabilmente ripescato dalla RCA. Vero è che nel 1977 la casa discografica si trovò drammaticamente a corto di materiale e che la compilazione di un long playing si era ormai trasformata in un'impresa titanica, ma perché ricorrere a un brano già pubblicato in precedenza quando si avevano a disposizione un'infinità di pezzi dal vivo registrati professionalmente durante quei lunghi anni di concerti e mai pubblicati? Fra questi c'erano anche molte versioni della stessa Let me be There, naturalmente.

Comunque, la My Way proveniente da Saginaw avrebbe notevolmente irrobustito il disco, facendo il paio conUnchained Melody, l'altro grande highlight in esso contenuto. Se poi l'intenzione dei discografici dell'epoca fu quella di ricorrere a un brano ritmato per bilanciare il contenuto di Moody Blue non posso saperlo, ma giova ricordare che a differenza di From Elvis Presley Boulevard, Memphis, Tennessee (1976) questo album è discretamente fornito di canzoni vivaci o comunque dal ritmo sostenuto: If You Love Me (Let me Know), Little Darlin', Way Down e la stessa title-track lo dimostrano ampiamente.

Lasciando da parte My Way, all'epoca erano disponibili molti brani degli anni '70 pubblicati a 45 giri e non ancora inseriti in un LP facente parte della discografia ufficiale USA. Vediamo quali.

  • Rags to Riches
  • Where Did They Go, Lord
  • I'm Leavin'
  • It's Only Love
  • The Sound of Your Cry
  • An American Trilogy (Las Vegas 1972)
  • The First Time Ever I Saw Your Face

Niente male, non è vero? Trascurando An American Trilogy, pezzo già presente in non meno di tre dischi dal vivo emessi tra il 1972 e il 1974 (chiaramente parliamo di versioni differenti) almeno una delle canzoni appena elencate non avrebbe sfigurato in Moody Blue. Continuando su questa strada, perché non includere la versione in studio di For The Good Times, incisa nel marzo del 1972 e rimasta inedita fino al 1995? Oppure, perché non rispolverare la magnifica Steamroller Blues ingiustamente tagliata dal già citato Elvis Recorded Live on Stage in Memphis per mancanza di spazio? Insomma, con tutto il rispetto per Let me be There, si sarebbe potuto fare di meglio.

Cambiando argomento, per quello che si sarebbe rivelato il suo ultimo album (Elvis in Concert sarebbe uscito postumo) Elvis chiuse un cerchio, tornando più o meno da dove era partito tanti anni prima. Nulla di intenzionale, non fu certo lui a darsi da fare per assemblare Moody Blue, ma è interessante notare che delle dieci canzoni che compongono il disco l'esatta metà proviene da molto lontano. Vediamo nel dettaglio chi cantò questi brani per primo e quando, senza contare le successive e in alcuni casi più celebri cover.

  • Pledging My Love [Johnny Ace, 1954]
  • Unchained Melody [Todd Duncan, 1955]
  • Little Darlin' [Gladiolas, 1956]
  • He'll Have To Go [Jim Reeves, 1959]
  • She Thinks I Still Care [George Jones, 1962] 

Che dire, dal punto di vista musicale quasi un ritorno a casa poco prima dell'addio. Questa spiccata caratteristica, probabilmente involontaria, rende Moody Blue ancora più speciale.

Foto: Roberto Paglia         

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