"From Elvis in Memphis" ieri e oggi

Lo sappiamo, ne abbiamo avuto più volte conferma, Elvis Presley è tenuto in alta considerazione da un numero incredibile di grandi nomi della musica, che prima o poi hanno speso per lui parole piene di sincera ammirazione e profondo rispetto. Giustamente, direi. Il vero problema era ed è purtroppo rappresentato ancora oggi da una larga fetta di "addetti ai lavori", da quella fitta schiera di giornalisti, critici, esperti, espertoni ed espertini che prima o poi sono stati chiamati in causa o si sono sentiti in dovere di dire la loro in relazione a un autentico fenomeno che, a ben vedere, rifugge da tutte le regole scritte.

Bene, se oggi tanti di questi addetti sono vittime più o meno inconsapevoli della cattiva informazione risalente ai loro padri, degli stereotipi e del pregiudizio, non è difficile immaginare che nel 1969 non furono pochi quelli che snobbarono From Elvis in Memphis o, nella migliore delle ipotesi, non tributarono ad esso il giusto omaggio sulla scorta di quanto Elvis aveva fatto per buona parte degli anni sessanta. 

In questo senso Elvis era colui che dopo aver rivoluzionato il corso della musica moderna all'inizio della sua carriera, una volta tornato dal servizio militare si era dedicato al cinema sfornando film leggeri e disimpegnati e, di fatto, autoescludendosi dalla scena. Tutto ciò mentre intorno a lui era tutto un fiorire di artisti che realizzavano opere altamente innovative entrate di diritto nell'immaginario collettivo, nel cuore e nella testa di milioni di appassionati. 

Vero, Elvis si autoescluse, anche se non andrebbero dimenticati i suoi sporadici ma significativi "ritorni", nella forma di Elvis is Back! (1960), ad esempio, capolavoro immediatamente successivo al periodo vissuto in Germania, oppure dello straordinario singolo His Latest Flame / Little Sister (1961), o ancora dei suoi due album religiosi His Hand in Mine (1960) e How Great Thou Art (1967) e di brani come Tomorrow is a Long Time (1966) e Guitar Man (1967). Ho citato alcuni esempi che possono essere inseriti facilmente e a pieno diritto nell'ampio contesto dell'epoca, ma anche restando in ambito cinematografico o comunque defilato Elvis fece ugualmente grandi cose. Come dimenticare lo sfoggio di classe cristallina di Can't Help Falling in Love (1961), It Hurts Me (1964) e Love Letters (1966)? Come non tenere conto del riuscitissimo "esperimento latino" documentato dal 33 giri Fun in Acapulco (1963)?

Potrei continuare, ma ritengo di aver reso l'idea. Fatto sta che dopo la messa in onda dello straordinario Special televisivo del 1968, per mezzo del quale Elvis Presley lasciò letteralmente a bocca aperta non solo i suoi numerosi estimatori ma anche una fitta schiera di detrattori viaggiando in direzione delle proprie radici e rivelandosi anche artista perfettamente al passo con i tempi, si profilarono all'orizzonte due strade da seguire: quella tracciata dalla riscoperta e quella delineata da una oziosa indifferenza. La prima generò curiosità e di conseguenza grande attesa per le cose a venire, e possiamo dire che la percorsero tante persone fortunatamente sprovviste di paraocchi e tappi per le orecchie. Quanto alla seconda, diciamo che fu battuta da tanti "addetti ai lavori". Non tutti, ad essere sinceri, ma sempre troppi. Per costoro Elvis era semplicemente un cantante legato a un'era passata e ormai compromesso con Hollywood, che per vezzo si era concesso il lusso di rievocare i vecchi tempi. L'aspetto peggiore di questa faccenda è che non solo si rifiutarono di analizzare con lucidità quanto Elvis fece dopo il suo ennesimo ritorno ma non cambiarono più idea, agevolati dal luogo in cui lui poi si ritrovò a palesare la sua presenza sul palco: Las Vegas.

Per tutti questi motivi, oggi abbiamo una certa difficoltà a rintracciare From Elvis in Memphis nei discorsi dei cosiddetti "esperti", così come risulta difficile, se non impossibile trovare questo autentico capolavoro fuoriuscito dalle session che ebbero luogo a Memphis nel gennaio e febbraio del 1969 nelle classifiche di qualità presenti su siti e riviste specializzate.

Ebbene, tanto per essere chiari, dall'alto della sua bellezza From Elvis in Memphis non spicca soltanto nel contesto strettamente presleiano al quale appartiene, bisogna che chi di dovere se ne faccia una ragione. No, si tratta di un disco incredibile e di assoluto valore anche quando lo si accosta ad opere realizzate da Beatles, Rolling Stones, Bob Dylan, Doors e chi più ne ha più ne metta uscite nello stesso periodo. Poi, sulla base dei propri gusti musicali si può parlare di tutto, senza però mettere da parte una certa onestà intellettuale. 

Io i tappi per le orecchie ad intermittenza li ho buttati via da bambino, quando cominciai ad appassionarmi di musica (e ne ho ascoltata e amata tanta, credetemi) non solo di Elvis Presley. Ai più duri posso solo dire che non è mai troppo tardi per liberarsi dal pregiudizio.

Foto: Roberto Paglia

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