Nel ricordo di Elvis

A partire dal 1978, i discografici della RCA diedero l'impressione di non riuscire ad assorbire il colpo generato dall'improvvisa scomparsa dell'artista più incredibile che avessero avuto la fortuna e l'onore di gestire. Di conseguenza, proprio coloro che per oltre vent'anni avevano cercato di dare consumabilità commerciale alle incisioni di Elvis, sembrarono intenzionati a sfornare vinili non tanto per vendere, bensì per provare ad aggirare la realtà, quasi non fosse accaduto nulla di irreparabile o, al limite, semplicemente per rendere omaggio. Di conseguenza, nel 1978 sfilarono nei negozi di dischi He Walks Beside Me, una raccolta religiosa che sembra compilata da qualcuno con le lacrime agli occhi, Elvis Sings For Children and Grownups Too!, dolcissima e rassicurante dedica ai piccoli fan del Re e A Legendary Performer - Elvis, Volume 3, terzo capitolo di una serie tesa a ricordare a tutti che l'artista in questione meritava più di ogni altro di essere considerato leggendario.

Nel 1979, archiviate queste emissioni prive di reale impatto commerciale (in quel momento sarebbe bastato pubblicare il più classico dei greatest hits per raggiungere la vetta delle classifiche) arrivò senza clamore un'altra raccolta (sarebbe seguito un secondo volume) struggente già a partire dal titolo: Our Memories of Elvis. Al suo interno, spogliate di tutti gli artifici di studio tesi a vestirle a festa, una serie di canzoni belle quanto deprimenti, per mezzo delle quali, nel corso di quelli che erano stati i suoi ultimi anni, Elvis aveva praticamente confessato di non essere riuscito a far andare di pari passo pubblico e privato, sacrificando sull'altare di una carriera irripetibile le proprie esigenze personali.

Nessuno dei long playing appena citati fece sfracelli in classifica, ma del loro breve percorso probabilmente non importò a nessuno, non ai fan più fedeli del mondo, non ai discografici che li avevano fatti materializzare. Elvis Presley si era già ritagliato un posto nel cuore di chi lo amava profondamente: tanto aveva dato in vita, dispensando emozioni per il solo fatto di esistere, tanto continuò a dare per mezzo di un ricordo che ancora oggi non è possibile scalfire.

Di Our Memories of Elvis fa tenerezza anche la copertina, perché di elementi riconducibili al più grande performer mai esistito ce ne sono tanti (Graceland, Vernon Presley e Tom Parker) ma il performer non c'è più... E allora, osservandola non si può fare a meno di provare un profondo, quasi intollerabile disagio. Tuttavia, a distanza di svariati decenni può risultare altrettanto disagevole, oltre che ingiusto, parlare di cinismo e ingenuità per aver mostrato, uno accanto all'altro, un padre distrutto dal dolore che cerca di darsi un tono e un manager inviso alla gran parte degli appassionati di Elvis. C'è da capirli, i discografici. Ci volle un sacco di tempo per accettare e rassegnarsi, e ce ne volle tanto anche per aggiustare il tiro.

(Foto: Roberto Paglia)

Commenti

  1. Non mi è mai piaciuta questa copertina...
    Un bel post del quale condivido tutto quello che hai scritto.

    RispondiElimina
    Risposte
    1. Grazie Donny. La copertina non piace neanche a me, lasciando da parte quanto ho scritto, lo scatto non è molto riuscito...

      Elimina

Posta un commento

Post popolari in questo blog

Letture: "Elvis and me" di Priscilla Beaulieu Presley

Domenica mattina con Elvis e Clambake

I 5 post del blog più visti nel 2020