How Great Thou Art e le critiche negative

La copertina di How Great Thou Art (1967) è da sempre una delle mie preferite, e poi amo l'album al suo interno, che fra quelli a tematica religiosa realizzati da Elvis Presley resta il mio preferito. In effetti trovo il secondo LP di musica sacra di Elvis - il primo è His Hand in Mine del 1960 - splendido per scelta dei brani e lavoro svolto in studio dalla band, oltre che per l'impegno di un artista in grande spolvero, concentrato e coinvolto. Un grande album anche esulando dall'aspetto puramente religioso.

Con queste premesse, si può arrivare a considerare How Great Thou Art una sorta di disastro discografico? No, non penso sia possibile. Sulla base dei propri gusti musicali lo si potrebbe definire poco interessante, al limite noioso, ma durante l'ascolto non credo si possa prescindere dalla grande qualità che lo caratterizza, a meno che non si affronti il discorso con superficialità, o, al limite, non lo si giudichi negativamente per partito preso... Non lo dico da appassionato integralista, è doveroso sottolinearlo, non sono il tipo e chi mi conosce, chi legge i miei articoli lo sa bene. A parer mio il disco è realizzato con rara sincerità espressiva, oltre che cantato e suonato in modo perfetto. Del resto, non si trattò certo di un caso se riuscì ad aggiudicarsi un Grammy Award nella categoria Best Sacred Performance. Ebbene, non fu dello stesso avviso Albert Goldman nella sua mediocre biografia dedicata ad Elvis. Ecco quanto scrisse nel libro:

... dal punto di vista artistico fu una delle esecuzioni più deludenti di Presley. [...] in questo album coniò un 'finto stile religioso' che potrebbe essere definito con il termine 'melodico religioso' o 'Nashville Soul'. L'ingrediente principale di questa 'ricetta' è lo stesso Elvis, il cui arrangiamento melodico e talvolta troppo edulcorato suggerisce la finta compassione di un lugubre impresario di pompe funebri. [...] tutte le canzoni della prima facciata hanno lo stesso stile piagnucoloso e falsamente devoto, la stessa caramellosità melensa.*

Che dire, Goldman riuscì nell'impresa di essere superficiale e pieno di ingiustificato livore allo stesso tempo. Non proprio il massimo per un biografo... E adesso godiamoci How Great Thou Art. 

(Da "Elvis" di Albert Goldman, 1983)

Foto: Roberto Paglia

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