Aloha From Hawaii: Elvis sulla vetta del mondo

La tensione può giocare brutti scherzi a un artista coinvolto in spettacoli di una certa rilevanza, figuriamoci a chi si trova a dover cantare nel più grande show di sempre. Non dico che questo ipotetico cantante non riuscirebbe a portare a termine l'impegno, ma potrebbe facilmente offrire al suo pubblico, stimato in una moltitudine di persone una prestazione nettamente al di sotto delle aspettative, portarsi a casa il lauto compenso ottenuto e poi dire "credetemi amici, date le circostanze ho fatto quello che ho potuto". Un artista, ma non Elvis Presley, il più grande performer di tutti i tempi.

In effetti la cappa di tensione che scese sul progetto Aloha From Hawaii è tangibile fin dalle prime battute di See See Rider. Facile capire perché. Un attimo prima sei nel backstage e quello successivo sei sul palco, davanti al pianeta Terra. Troppo tardi per tornare indietro, ormai sei in ballo e devi ballare, al massimo puoi pensare "chi me l'ha fatto fare" ma questo non ti aiuterà a gestire la situazione. No, a quel punto puoi solo ricordare al mondo perché, proprio tu, ti trovi lì. Cosa fa Elvis Presley in casi del genere? Chi lo conosce sa già la risposta. Elvis Presley non ha la minima esitazione, piuttosto accelera e si lancia a tutta velocità nell'avventura che sta vivendo dando sfoggio delle sue caratteristiche migliori: straripante talento, certo, una voce in grado di scuotere gli animi dalle fondamenta, siamo d'accordo, ma anche quel particolarissimo cocktail che è alla base della sua grandezza: umiltà, spavalda incoscienza e sicurezza nei propri mezzi.

Aloha From Hawaii si rivelò un clamoroso successo sotto tutti i punti di vista: fu visto da oltre un miliardo di persone, generò un doppio album che volò al primo posto in classifica e rese noto, una volta di più, che Elvis era a tutti gli effetti una "leggenda vivente", ma per quanto riguarda il concerto in sé stesso? Ebbene, per certi aspetti possiamo tranquillamente definirlo uno dei migliori mai portati a termine da Elvis. Va bene, a Las Vegas nell'agosto del 1970 lui più che umano sembra un marziano, mentre due anni dopo incanta il Madison Square Garden domando il pubblico più esigente e disincantato degli Stati Uniti d'America con una naturalezza che lascia attoniti ancora oggi. E che dire di Pittsburgh '76 e di tante altre occasioni in cui Elvis lasciò di sé un ricordo indelebile? Indubbiamente, ma in nessuna di queste circostanze Elvis si trovò a dover gestire una tensione paragonabile a quella che permea la sua esibizione hawaiana, nemmeno al MSG, con tutto il rispetto.

A ben vedere, il nervosismo latente non guastò nessuna delle ventidue canzoni che compongono la scaletta dell'evento, neanche See See Rider, né la ripescata Burning Love della quale aveva qualche difficoltà a ricordare il testo, né, per dirla tutta, i grandi classici degli anni cinquanta che solitamente tirava via. Proprio questi ultimi, parlo principalmente di Love Me, Blue Suede Shoes e Hound Dog, rivestono un'importanza fondamentale nell'economia dell'Aloha: alternandosi a brani maggiormente d'atmosfera sono quanto mai utili ad Elvis per stemperare la tensione e predisporlo nel giusto stato d'animo. In poche parole, dopo le prime quattro o cinque canzoni, belle ma più controllate, Elvis si rilassa approdando felicemente alla seconda parte del concerto, che è rilucente di perle di rara bellezza. Su tutte An American Trilogy, semplicemente perfetta, ma anche What Now My Love e I'll Remember You, tanto per citarne qualcuna. A conferma della versatilità di Elvis, nella set list c'è perfino spazio per la I'm So Lonesome I Could Cry di Hank Williams. Come dire, prendo un brano a dir poco lugubre, in apparenza totalmente inadatto a uno show in mondovisione e lo trasformo in uno dei momenti clou della serata.

Concludendo su una nota sentimentale, mi sono spesso chiesto se quel giorno, mentre cantava, Elvis stesse pensando a sua moglie, dalla quale avrebbe divorziato in quello stesso 1973. A farmelo pensare sono pezzi come You Gave Me a Mountain, le citate I'm So Lonesome I Could Cry e I'll Remember You, e ancora It's Over e certi momenti in cui lui sembra guardare lontano, ben oltre l'arena che lo sta ospitando. Come a dire "guardami Cilla, guarda dove sono arrivato. Sono sulla vetta del mondo e tu te ne sei andata". Chissà, probabilmente è solo una mia impressione, eppure non posso fare a meno di pensarci quando guardo Aloha From Hawaii...

Già, adesso guardiamoci l'Aloha per la milionesima volta ed emozioniamoci come la prima. Eh si, perché tra i tanti super poteri di Elvis Presley c'è anche quello di fermare il tempo e riavvolgere il nastro.

Foto: Roberto Paglia

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